martedì 29 agosto 2017

PESSIMI EDUCATORI

 

di MICHELE SMARGIASSI, La Repubblica, 26/8/2017

Quando una coppietta (etero eh!) si sbaciucchiava su una panchina o sotto l’ombrellone (sì, accadeva anche nel secolo scorso), mia mamma mi sussurrava di non stare lì a fissarla imbambolato, di “non fare il maleducato”.
Il maleducato dunque ero io, che nella mia ingenua insistente curiosità violavo quei momenti di tenerezza in pubblico. Contro Manuela Macario, presidente dell’Arcigay di Ferrara, e contro le legittime e immagino non esibizioniste effusioni fra amiche in un bagno di Lido di Spina, invece, lo sguardo dei bambini è diventato il corpo del reato: ci sono bambini che guardano! Reato di “comportamento inopportuno”, che un giudice sano di mente liquiderebbe con una risata, ma sulla base del quale qualsiasi mamma si sente in diritto di presentare lamentela e qualsiasi bagnino si sente in dovere di comminare la pena eterodossa di una sgridata.
La curiosità invadente ma senza pregiudizi dei bambini deve essere ancora la stessa dei miei anni infantili, credo. La capacità di risposta adulta, invece, mi sembra crollata sotto il livello di guardia. La spiegazione più giusta e ovvia, “sono due persone che si vogliono bene, non disturbarle” sembra scomparsa dal repertorio del buon genitore che aiuta il figlio a comprendere un mondo adulto nel quale possono certo esistere esibizionismi, etero e gay, ma anche tenerezze, etero e gay. Al suo posto è subentrato un disagio che confina col panico morale, ma anche questo purtroppo diventa insegnamento. Non si nasce omofobi, si diventa. Ma serve tutto l’impegno di un cattivo educatore.