Sarà
bene non dimenticarlo mai: “ Alla verità, ormai lo sappiamo, a
Dio, al mondo o a se stessi non c’è accesso immediato. Il racconto
è distanza e discontinuità. E di fatto i Vangeli si presentano a
noi come relazione, scarto, differenza tra la predicazione di Gesù e
quella della comunità primitiva, tra Gesù soggetto della
predicazione del Regno e Gesù oggetto della predicazione della
comunità. C’è inadeguatezza, distanza, c’è uno spazio nel
quale si gioca la libertà della nostra fede che interpreta il testo
del Nuovo Testamento… (Yann Redalié, in Gioventù
evangelica, 1985:
94-95, pag. 27. Si veda pure P. Gisel, Vérité et Histoire. La
théologie dans la modernité.
Ernst Kaesemann,
Beauchesne, Labor et Fides, Paris 1877, pag. 513). La continuità
della fede si realizza attraverso linguaggi che, in qualche misura,
comportano sempre una certa discontinuità.
Franco Barbero