lunedì 19 marzo 2018

L'IMPROVVISO RISVEGLIO DEI RAGAZZI AMERICANI
Era dai tempi di Occupy Wall Street che non si vedeva negli Stati Uniti una mobilitazione come quella seguita alla strage di Parkland

MI HANNO CHIAMATO a parlare al Palazzo di Vetro, sede dell`Assemblea generale delle Nazioni Unite. Non davanti ai rappresentanti dei governi, ai quali ovviamente non importa un piffero di quel che penso. È una conferenza di liceali venuti dal mondo intero, e ospitati dall`Onu, che mi ha chiesto di partecipare con un intervento. Quando parlo davanti ai giovani sento una responsabilità particolare. È facile descrivergli un mondo impazzito, dove avanzano forze negative: regimi autoritari, fanatismi religiosi, estremismi violenti, un capitalismo rapace, i Padroni della Rete sempre più potenti e irresponsabili. Il rischio è di trasmettere ai giovani un senso d`impotenza. Forse la tentazione inconscia, per chi ha la mia età, è un disfattismo aggravato da un senso di ripicca: noi ci abbiamo provato a migliorare il mondo, ed ecco il risultato, adesso vedete un po' cosa riuscite a fare voi.
Per fortuna ci sono giovani che stanno prendendo l'iniziativa, senza lasciarsi scoraggiare dai fallimenti degli adulti. Penso a quei liceali della Florida che hanno subito il trauma dell`ultima sparatoria, alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland. 17 vittime, l'ultima di una lunga serie di stragi che hanno colpito (anche) le scuole. L'universo della politica ha reagito come sempre: con la solita, ignobile ipocrisia. Evitando cioè di affrontare l'orrenda anomalia americana che è la religione delle armi, la facilità di procurarsele, il potere di uccidere alla portata di chiunque. Eppure stavolta è scattato qualcosa tra quei giovani che hanno visto la morte in faccia, e hanno perso tanti compagni, amici, professori. I sopravvissuti hanno deciso che quella strage deve segnare una svolta. Si sono organizzati, hanno animato delle proteste, sono arrivati fino alla Casa Bianca. Hanno tenuto testa al presidente. Subito è scattato contro di loro il linciaggio mediatico, organizzato dalla lobby delle armi e dalla destra che ne è la docile servitrice. I fabbricanti di fake news hanno messo in giro una leggenda oscena, sostenendo che almeno uno di quegli studenti sarebbe un "attore", un professionista pagato dalla sinistra per fare propaganda contro le armi. YouTube ha aspettato giorni prima di cancellare quei falsi, che nel frattempo erano stati condivisi da centinaia di migliaia di persone. Ragazze e ragazzi che protestavano contro il massacro dei loro compagni di classe sono stati dipinti come degli agitatori indottrinati. Chi li voleva infangare ha scavato nelle loro vite, in quelle dei loro familiari. Insomma questi giovani hanno avuto un battesimo di fuoco. Hanno visto cosa succede a chi sfida potenti interessi costituiti, ideologie radicate, pregiudizi e dogmi. Sono diventati loro stessi le vittime di un altro tiro al bersaglio: la calunnia, la menzogna infamante, l'intimidazione. Non si sono impauriti. E tanti loro coetanei, in tutti gli Stati Uniti, hanno risposto con altre manifestazioni, un moto di solidarietà molto vasto.
Da anni non vedevo nascere un movimento così tra gli adolescenti d'America. Per la precisione, era dai tempi di Occupy Wall Street (2011). Spero che la rivolta giovanile contro la dittatura delle armi duri più a lungo, molto a lungo. Che impari a manovrare ai fianchi i servi politici della National Rifle Association. Che diventi una palestra di militanza e d'impegno per una nuova generazione. Salvare vite umane da stragi future: non è un obiettivo da poco. Vale la pena che ci si esponga all'aggressione e all`insulto. È ancora presto per dire quale sarà l`esito di questa battaglia. Ma adesso so di cosa parlare, quando mi chiamano dei giovani e si aspettano un messaggio di speranza. Me lo hanno dato proprio loro.
Federi
co Rampini
Federico Rampini  è da molti anni corrispondente di Repubblica da New York, dopo esserlo stato da Bruxelles, San Francisco, Pechino. È autore di una trentina di saggi.

(D la Repubblica 15 marzo)