martedì 17 aprile 2018

C'è dialogo e dialogo

C'è chi pensa che la pratica del dialogo faciliti la accoglienza reciproca delle differenze. C'è, invece, chi pensa che le "differenze" altrui costituiscano uno scoglio che non permette di andare oltre un reciproco rispetto. Si tratta di due attese diverse.
Mi sembra che si corra il rischio di dialogare con l'idea che l'altro/a "si converta" al mio modo di essere, al mio modo di valutare la realtà, di scegliere le priorità, al mio modo di fare comunità.
Sembra che, mettendo più al centro il Vangelo di Gesù, si riducano le differenze. Probabilmente Gesù voleva stimolare le persone ad essere se stesse rispettando ed incoraggiando le differenze.
Mi sembra di constatare che, nonostante montagne di parole, siano ancora le "differenze reali" che creano problemi. Ma penso che, tutto sommato, questa difficoltà ci aiuti a crescere nelle relazioni personali e comunitarie perché non ci permette di uscire dalla realtà e ci sollecita alla consapevolezza dei nostri limiti e "dell'alterità dell'altro".
Il pluralismo, quando dalla retorica si passa alla concretizzazione, continua a far paura. C'è sempre qualcuno che promuove il pluralismo intendendolo come il sentiero in cui gli "immaturi" lentamente tornano a casa, alla "sua" casa religiosa, culturale, politica, etica, comunitaria, partitica…

Franco Barbero