“L’esperienza
dice che il comune cristiano, senza una particolare formazione
critica, legge i vangeli sinottici pensando che lì vi sia già
chiaramente espresso il dogma cristologico. Nella nostra mente poi i
testi evangelici sono già “occupati” da una determinata
interpretazione. Ci sono stati letti, proclamati e insegnati a
partire da una determinata interpretazione, senza che potessimo
renderci conto della distanza che corre tra l’interpretazione con
cui li percepiamo e ciò che dicono i testi in se stessi…. Se
leggiamo, per esempio, attentamente e con senso critico i vangeli
sinottici scopriamo, in primo luogo, che non ci parlano mai del
“Figlio di Dio” come seconda persona della santissima Trinità;
la dottrina della Trinità è stata elaborata molto dopo…”
(José
Maria Vigil, Teologia
del pluralismo religioso,
Borla 2008, pag. 192).