lunedì 16 aprile 2018

PER UNA VITA PIU' UMANA

La vita è un commino. Ma verso dove? Come si fa a orientarsi? Il primo compito, per chiunque, è quello di andare verso se stessi imparando nel contempo ad andare verso la vita, anziché voltarle le spalle per eccesso di paura e di autodifesa. Andare verso sé significa scoprire il nostro vero volto, trovare la forma di esistenza adeguata a noi, esprimere la bellezza del nostro essere persone uniche, creative, capaci di amore generoso. Superando la risonanza pubblicitaria e retorica del termine, è giusto riconoscere che la "felicità" rimane comunque il riferimento irrinunciabile per riassumere il senso adeguato al viaggio dell'esistenza.
Un termine del  genere, secondo Albert Camus, designa l'accordo tra un essere e la vita che conduce. Per questo siamo nati, non per soffrire e far soffrire, non per morire o far morire, ma per essere felici insieme. Non parlo di una felicità immaginaria o ingiusta, fatta di fortuna, privilegi e illusioni di onnipotenza. Anche se fosse una cosa reale, e non lo è, essa si rivelerebbe un fallimento, perché la felicità dev'essere adeguata a noi, corrispondente al meglio di ciò che siamo. Quella davvero essenziale è la felicità possibile, nel senso preciso che attua la possibilità che ci è più propria in quanto è congruente con la nostra dignità.
Credere in se stessi e credere nella felicità possibile sono tutt'uno. L'aspirazione a questa riuscita è il desiderio profondo che abbiamo nel cuore. Su questo bisogna evitare di farsi ingannare da desideri fittizi e da proposte allettanti ma estranee a noi. È decisivo non, farsi assimilare dalle logiche dominanti nel mondo in cui si è inseriti, anche se dovessero esserci trasmesse dai genitori o da persone autorevoli. Qui non c'è molto spazio per la fantasia: qualunque sia l'ambiente che frequentiamo e in cui cresciamo, quasi sempre tali logiche sono fondate sul primato del potere, del denaro e dell'immagine. La resistenza alla pressione che il mondo fondato su questi idoli esercita su di noi non si attua solo dicendo "no". Essa si sprigiona quando diciamo "sì" alla vocazione della nostra vita. Uso la parola "cammino" per sottolineare che essere felici non è mai solo una meta. Se fosse esclusivamente un traguardo verrebbe forse ritenuto irraggiungibile, oppure potremmo pure immaginare che qualsiasi mezzo sia buono purché conduca alla meta, il che è falso. Ogni mezzo porta in sé la qualità del fine a cui tende. Inoltre, così facendo non faremmo attenzione a chi stiamo diventando. Sarebbe una disattenzione grave, visto che essere umani, in effetti, è diventare umani.
La felicita è anche un traguardo, ma anzitutto è un modo di essere. Una persona "capace di stima di sé, di fiducia verso la vita e verso gli altri, pronta a condividere anziché a trattenere tutto, disposta a cooperare e a soccorrere anziché a competere, è una persona realmente capace di felicità. Senza questa capacità, non c'è evento benigno o fortunato che possa illuminarci l'esistenza.
Essere felici è questione non di fortuna, ma di umanità: si tratta di diventare noi stessi seguendo il criterio di obbedire solo alla felicità, non al potere, al denaro, all'immagine, né alla paura che è al fondo di queste idolatrie. Strana obbedienza. È un invito all'egoismo o al piacere fine a se stesso? No, perché la felicità è fatta di bene condiviso, di comunione, di amore generoso, di scelte sensate, di rispetto e dedizione verso gli altri.
a felicita è comunione nel bene, perciò è fatta di incontri e di generosità, di accoglienza e di solidarietà. Spesso però si crede che bene e male non si distinguano, tutto sarebbe relativo al punto di vista di ognuno. In tal modo si confonde la difficoltà di discernere la loro differenza con una presunta indifferenza oggettiva tra l'uno e l'altro. Essi invece sono radicalmente divergenti e riconoscibili dai loro frutti concreti. C'è bene quando persone, comunità e natura fioriscono, quando sperimentiamo libertà e liberazione da ciò che ci opprime, e equità e comprensione, accoglienza e cura, compassione e perdono, fiducia e speranza. C'è male invece quando le vite sono rovinate e distrutte, quando trionfano incoscienza, menzogna, iniquità, sofferenza, morte e disperazione.
Roberto Mancini da Orientarsi nella vita, Edizioni Qiqajon, Bose 2015