Groenlandia
La terra verde è sempre più rossa. E secessionista
BERLINO. Voglia di indipendenza ma anche sogno di decollo economico per sconfiggere povertà e gravi problemi sociali. Dopo le elezioni, la Groenlandia resta un Paese che ha fretta di cambiare. E vuole sempre più decidere da solo, affrancarsi dall'aiuto paternalista della Danimarca di cui è territorio autonomo. Due volti di protagonisti incarnano questo trend nella Catalogna povera del Grande Nord. Il premier socialdemocratico moderato Kim Kielsen, riconfermato ma con un'emorragia di voti. E soprattutto la "rossa" Sara Olsvig, leader dei socialisti di sinistra, da sempre in prima linea per i poveri. Alle elezioni il Siumut del premier Kielsen è arrivato primo col 27,2 per cento, crollando rispetto al 34 del voto del 2014. Inuit Araqatigiit, guidato da Sara la rossa, lo tallona al 25,5 per cento. Nel governo uscente erano in coalizione. Forse la larga intesa sarà rinnovata, forse avrà un nuovo ruolo il partito pro-business Demokratema, volato a terza forza con il 20 per cento. Con approcci diversi, tutti e tre esprimono insoddisfazione e insofferenza verso la madrepatria Copenaghen, che nega persino fondi per un aeroporto internazionale, strangolando il comparto turismo. Sara la rossa, classe 1978, laureata in patria e a Copenaghen, è l'esponente politico groenlandese con più esperienza fuori casa: vicepresidente danese nel Consiglio nordico (quello dei cinque paesi, Svezia Norvegia Danimarca Islanda Finlandia), e nell'Arctic Council, l'organizzazione mondiale per la regione artica. E insieme, nell'Inatsisartut e in Ong a casa, si batte da tempo per la giustizia sociale. Povertà, emarginazione, mercato del lavoro fermo, e soprattutto i gravi pericoli cui l'arretratezza economica espone l'infanzia, sono i suoi temi. Su 56mila abitanti, almeno 900 bambini sono a rischio di abusi di ogni genere, ha denunciato. Una cifra che la dice lunga sulle urgenze della Catalogna povera del Nord.
Andrea Tarquini
(la Repubblica 26 aprile)
La terra verde è sempre più rossa. E secessionista
BERLINO. Voglia di indipendenza ma anche sogno di decollo economico per sconfiggere povertà e gravi problemi sociali. Dopo le elezioni, la Groenlandia resta un Paese che ha fretta di cambiare. E vuole sempre più decidere da solo, affrancarsi dall'aiuto paternalista della Danimarca di cui è territorio autonomo. Due volti di protagonisti incarnano questo trend nella Catalogna povera del Grande Nord. Il premier socialdemocratico moderato Kim Kielsen, riconfermato ma con un'emorragia di voti. E soprattutto la "rossa" Sara Olsvig, leader dei socialisti di sinistra, da sempre in prima linea per i poveri. Alle elezioni il Siumut del premier Kielsen è arrivato primo col 27,2 per cento, crollando rispetto al 34 del voto del 2014. Inuit Araqatigiit, guidato da Sara la rossa, lo tallona al 25,5 per cento. Nel governo uscente erano in coalizione. Forse la larga intesa sarà rinnovata, forse avrà un nuovo ruolo il partito pro-business Demokratema, volato a terza forza con il 20 per cento. Con approcci diversi, tutti e tre esprimono insoddisfazione e insofferenza verso la madrepatria Copenaghen, che nega persino fondi per un aeroporto internazionale, strangolando il comparto turismo. Sara la rossa, classe 1978, laureata in patria e a Copenaghen, è l'esponente politico groenlandese con più esperienza fuori casa: vicepresidente danese nel Consiglio nordico (quello dei cinque paesi, Svezia Norvegia Danimarca Islanda Finlandia), e nell'Arctic Council, l'organizzazione mondiale per la regione artica. E insieme, nell'Inatsisartut e in Ong a casa, si batte da tempo per la giustizia sociale. Povertà, emarginazione, mercato del lavoro fermo, e soprattutto i gravi pericoli cui l'arretratezza economica espone l'infanzia, sono i suoi temi. Su 56mila abitanti, almeno 900 bambini sono a rischio di abusi di ogni genere, ha denunciato. Una cifra che la dice lunga sulle urgenze della Catalogna povera del Nord.
Andrea Tarquini
(la Repubblica 26 aprile)