domenica 13 maggio 2018

La sfida politica di Obama riparte dalla sua “Africa”

NEW YORK, STATI UNITI. Per più di un anno è rimasto lontano dai riflettori della politica, provocando qualche sconcerto tra le folle dei sostenitori che lo vedevano esibirsi con un kite nell'isola caraibica di Richard Branson, o rilassarsi con Bruce Springsteen su uno yacht in Polinesia, o complimentarsi con uno chef vicino a Montalcino. E tutto questo mentre il successore alla Casa Bianca, Donald Trump, smantellava ogni sua riforma e ogni accordo multilaterale. Ma lo stesso Barack Obama è pronto a un ritorno in grande stile sulla scena internazionale e a rimboccarsi le maniche in vista delle elezioni americane di midterm. L'ex-presidente democratico ha fissato anche la data d'inizio del nuovo capitolo della sua vita politica: luglio 2018. La Obama Foundation, l'associazione no-profit che coordina i lavori a Chicago per la Biblioteca Mausoleo dell'ex presidente e che canalizzerà le sue iniziative pubbliche, ha annunciato il programma di formazione per giovani leader africani. Affidato a Bernadette Meehan, una ex-diplomatica, durerà un anno e sarà inaugurato con un incontro di cinque giorni a Johannesburg. Parteciperanno 200 ragazzi, scelti da un pool di 10mila candidature. E tra i relatori nella metropoli del Sudafrica, oltre a personaggi di primo piano della Casa Bianca di Obama, figurerà lo stesso Barack che in quei giorni di luglio pronuncerà anche il discorso di commemorazione per i cento anni dalla nascita di Nelson Mandela.
Il ritorno di Obama sarà quindi legato all'Africa. È da quel continente che intende rilanciare la sua sfida politica: in parte per le grandi questioni sociali ancora aperte, in parte per ragioni personali (suo padre era del Kenya ed è stato il primo afro-americano alla Casa Bianca), ma anche per sottolineare le grandi differenze con la presidenza Trump, che ha mostrato una aperta ostilità nei confronti degli africani e poco interesse rispetto alle questioni economiche e geopolitiche dell'area. D'altra parte, non ci si deve aspettare un ruolo di Obama come l'anti-Trump: non è quello a cui punta. Semmai, spiega al New York Times il suo ex-speechwriter Benjamin Rhodes, l'ex-presidente cercherà di sottolineare i pericoli del "nuovo tribalismo" che si diffonde nel mondo, e di come combatterlo puntando su giovani e società democratiche e aperte. Il riemergere di "tribalismi" e "populismi" è al centro delle preoccupazioni di Obama. Ne ha parlato con i leader internazionali che ha avuto occasione di incontrare nei suoi viaggi in 16 paesi. L'ex-presidente, che ha 56 anni e gode di grande popolarità negli Stati Uniti, affronterà la questione anche nel libro di memorie che sta finendo di scrivere nella sua casa di Washington.
Arturo Zampaglione

(la Repubblica 28 aprile)