"Io
ritengo che ciascuno di noi abbia in sé un non credente e un
credente che si parlano dentro, che si interrogano a vicenda che
rimandano continuamente domande pungenti l’uno all’altro.
Il
non credente che è in me inquieta il credente che è in me e
viceversa. É importante l’appropriazione di questo dialogo
interiore, poiché permette a ciascuno di crescere nella coscienza di
sé.
La
chiarezza e la sincerità di tale dialogo si pongono come sintomo di
raggiunta maturità umana.
Mi
sembra, dunque, opportuno e utile che i credenti erigano
simbolicamente dentro di loro una cattedra, dove il non credente
possa avere parola ed essere ascoltato; viceversa, chi non crede
possa dare voce e ascolto al credente. Se, oltre a farlo ciascuno in
se stesso, lo facciamo anche aiutandoci reciprocamente, potrebbe
emergere un cammino molto utile.
Compiere
questo esercizio insieme, con assenza di difese e con radicale
onestà, potrà risultare utile anche ad una società che ha paura di
guardarsi dentro e che rischia di vivere nella insincerità e nella
scontentezza".
Carlo
Maria Martini,
La
cattedra dei non credenti,
Bompiani, Milano 2015, p.6