domenica 24 giugno 2018

UN LIBRO CONSIGLIATOMI DA UN AMICO

Caro don Franco,

leggo nel bel libro di Elisabetta Grande, "Guai ai poveri" (edito dal Gruppo Abele,2017, euro 14) che nel 1948, 53 stati avevano sottoscritto la Carta dell'Avana, denominata ITO (International Trade Organisation) con lo scopo di abbattere le barriere doganali tra gli Stati, in un'ottica di liberalizzazione, ma tenendo conto anche dei diritti dei lavoratori, imponendo l'obbligo del rispetto di uno standard minimo previsto dall'Organizzazione mondiale del lavoro, nonchè dell'obiettivo della piena occupazione, cosicché le barriere non sarebbero cadute tutte le volte che la liberalizzazione avrebbe determinato disoccupazione interna.

Nel 1950 però gli Stati Uniti decisero di non ratificare la Carta che così venne abbandonata anche dagli altri stati e sostituita da un altro accordo, il GATT, trasformatosi poi nel 1992 nel WTO attuale in cui gli obiettivi della piena occupazione e della tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro non vennero più considerati, anzi, si sanzionò lo stato che si rifiuti di importare merci prodotte in condizioni di sfruttamento della mano d'opera e di insicurezza dei luoghi di lavoro. In questa direzione vanno tutti i trattati bilaterali o multilaterali di libero scambio stipulati successivamente ed oggi vigenti.

E' evidente quindi che la globalizzazione ha prodotto gli effetti che vediamo non per una necessità imposta dallo sviluppo economico, ma per precise scelte politiche volute da precisi interessi economici, in primo luogo quelli delle grandi corporations multinazionali. La globalizzazione avrebbe potuto essere gestita diversamente evitando le conseguenze di una liberalizzazione selvaggia che ha favorito solo le grosse imprese e una sempre più ristretta élite a danno della gran parte dei popoli.

Il libro che ho citato, scritto da una docente di Sistemi giuridici comparati all'Università del Piemonte orientale, è di agevole ed interessante lettura ed illustra come la povertà negli Stati Uniti sia notevolmente aumentata negli ultimi anni come conseguenza di una precisa politica di penalizzazione delle classi meno abbienti, sullo sfondo di una visione neoliberista della economia e della convinzione che la povertà sia una colpa di chi non si adegua ad una società che pone come valore supremo l'iniziativa personale ed il successo.

Guido Allice