Sgominata la vecchia
Eh
sì, la pacchia è finita. Qualcuno di voi credeva davvero fosse tutto un
bla bla, come il caro vecchio (e compassionevole) celodurismo bossiano?
Macché. Questi fanno sul serio. «Dalle parole ai fatti», ha scritto
Matteo Salvini su Twitter. Era successo che a Carmagnola, Torino, fosse
stata demolita una casa abusiva costruita dentro un campo sinti abusivo.
Una questione cominciata dieci anni fa ma, in effetti, conclusa ora che
a Carmagnola il sindaco è un’inflessibile signora leghista. Sono
arrivati all’alba in un reggimento, polizia e carabinieri più vigili
urbani. E la ruspa ha fatto il suo glorioso esordio.
La
legge è legge: qualcosa da ridire? Dalle parole ai fatti e soprattutto,
aggiungeva Salvini scaricando fierezza sulla tastiera, «prima gli
italiani». Però, se non disturbiamo la festa della rettitudine
ritrovata, e non inquiniamo la fresca fonte a un popolo assetato di
legalità, ci permettiamo di aggiungere un paio di dettagli.
La
pericolosa titolare della casa si chiama Fiorangela, ha settant’anni ed
è in cura per un cancro. Con lei vive il figlio di cinquanta,
tossicodipendente. I due si spartivano questa specie di reggia, trenta
metri quadrati, una cucina, un divano letto, un bagno; ma di notte
Fiorangela non ci stava: troppa umidità, si coricava nel lusso di una
roulotte. Infine una notiziola etnicamente molesta. Fiorangela è sinti
ma è nata a Pisa, è italiana. Sua madre era nata a Torino, era italiana,
e così la nonna e la bisnonna, e indietro per sette generazioni. Quindi
«prima gli italiani» è una canagliata. Ma certo, tutto questo è solo
buonismo. Senza quella casetta, oggi l’Italia è un Paese migliore.