martedì 24 luglio 2018

OSCURANTISMO E CONTRACCEZIONE

La contraccezione di emergenza, ovvero la cosiddetta pillola del giorno dopo, non è stata inserita nell'elenco dei farmaci indispensabili da tenere sempre in farmacia. È questo uno degli ultimi atti ufficiali, se non l'ultimo, firmato dal ministro della Salute uscente, Beatrice Lorenzin. Davvero un gran bel modo - si fa per dire - di celebrare il quarantennale dell'istituzione del Servizio sanitario nazionale e della Legge 194 sull'aborto che dedica ovviamente anche un articolo all'importanza della contraccezione (art. 2). Soprattutto se pensiamo che il notevole decremento degli aborti in Italia negli ultimi due anni (quasi 15mila in meno dal 2014 al 2016) è direttamente legato alla possibilità di acquistare senza prescrizione medica, cioè facilmente, contraccettivi d'emergenza in farmacia. Cosa questa ben nota alla Lorenzin, essendo il dato presente nelle ultime due Relazioni sulla Legge 194 che lei stessa come prevede la norma ha presentato al Parlamento.
Alla revisione della Farmacopea ufficiale hanno partecipato rappresentanti del Ministero della Salute, dell'Istituto superiore di sanità, dell'Agenzia italiana del farmaco, delle Federazioni ordini professionali e l'industria. Nessuno di loro ha ritenuto necessario prendere in considerazione - oltre al rapporto diretto tra un più facile ricorso alla contraccezione d'emergenza e la diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza - la richiesta, della Società medica italiana per la contraccezione, di prevedere nella Farmacopea ufficiale una categoria specifica dedicata ai farmaci per la contraccezione d'emergenza. Significative le parole del presidente della Smic, Emilio Arisi: «Un'occasione mancata, perché offrire alle donne italiane la sicurezza di poter trovare in ogni farmacia del territorio nazionale un anti-concezionale d'emergenza, senza essere costrette, come ancora avviene, a passare da una farmacia all'altra, è un fattore importante per ottenere una efficace prevenzione e di conseguenza un ulteriore auspicabile calo delle interruzioni volontarie di gravidanza anche negli anni a venire».
Già, la salute delle donne. Logica, buon senso, coerenza, professionalità, umanità vorrebbero che un ministro della Salute, per di più donna, la mettesse al primo posto della sua agenda. E certamente in linea di massima è stato così ma non per la salute riproduttiva e quanto concerne la sfera sessuale. Negli anni in cui la fautrice del Fertitlity day è stata a capo del dicastero ci ha abituato a continue aggressioni contro l'autodeterminazione femminile, che per inciso come la salute riproduttiva e una sessualità libera e consapevole è un diritto umano. Ora che se ne va, l'ultimo affondo oscurantista. Che assomiglia molto a uno strategico avvelenamento dei pozzi prima della ritirata.
Federico Tulli

(Adista, 9 giugno)