mercoledì 22 agosto 2018

COMMENTO AL BRANO EVANGELICO DI GIOVANNI 6,60-71


Divisioni dolorose non imputabili a Gesù

 [60]Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». [61]Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? [62]E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? [63]E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. [64]Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. [65]E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».

[66]Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. 
[67]Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». [68]Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; [69]noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». [70]Rispose Gesù: «Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.
Giovanni 6,60-71

Contesto da non dimenticare
Nel commento di queste lunghe settimane, in cui i liturgisti cattolici hanno fatto del capitolo VI di Giovanni un maldestro spezzatino, mi sento in dovere di compiere ancora una breve rievocazione del contesto storico.
Senza questa consapevolezza il lettore può mettere sul conto di Gesù le parole del redattore del Vangelo che scrive in un momento di fortissime tensioni interne alla comunità. Egli mette sulla bocca  di Gesù la sua  opinione personale. Secondo lui, coloro che non intendono separarsi dalla sinagoga, tradiscono il pensiero di Gesù: "Adesso balza di nuovo in primo piano, come già all'inizio del capitolo, il gruppo dei discepoli in seno al quale avviene una divisione" (Klaus Vengst, Il Vangelo di Giovanni, pag.278).

La divisione verificata in seno ai discepoli e qui raccontata lascia trasparire delle esperienze al tempo dell'evangelista, il cui gruppo viene sempre più isolato dalla comunità della sinagoga, con molti che abbandonano il suo gruppo, si tirano indietro"(pag.279). 
Chiaramente Giovanni si prende il lusso di mettere sulla bocca di Gesù le parole e le interpretazioni di abbandono e tradimento. Egli non riesce a capire che molti discepoli di Gesù mettono fine alla comunione con il suo gruppo giovanneo perché non condividono la separazione dalla maggioranza giudaica e pensavano piuttosto a  promuovere un pluralismo nell'interno della cultura giudaica. 
Per Giovanni chi si separa dalla sua "corrente" o dalla sua interpretazione del ruolo di Gesù viene definito e messo nella luce di chi è uscito dalla sequela di Gesù.
Si deve pensare ad un lungo travaglio: qui Giovanni non vede più gli oppositori "giudei", ma molti dei discepoli, di coloro che avevano seguito Gesù e facevano parte del suo gruppo iniziale.
Costoro che avevano riconosciuto in Gesù l'inviato escatologico di Dio, ora inciampavano contro la teologia di chi voleva fare del nazareno la salvezza del mondo che apriva una separazione da Israele, una nuova via di salvezza.
Lo scontro in atto avveniva sul terreno cristologico, usando un linguaggio dei nostri tempi. Si badi non eravamo al punto che qualcuno confondesse Gesù con Dio ma, in qualche modo, professando in lui l'inviato di Dio definitivo che superava l'antica legge, si ponevano lontane premesse di una cristologia divinizzante.

Un primo messaggio
Secondo moltissimi studiosi proprio in quegli anni (110-130 d.c.) cominciò a divulgarsi e a prevalere una proto-ortodossia che mal tollerava  le differenze. Da allora il dissenso venne catalogato e trattato come eresia. Questo processo nefasto ebbe il suo punto più alto al Concilio di Nicea (325).
Quanta gente abbiamo allontanato in nome di una pretesa verità assoluta….Quanta gente continuiamo ad allontanare per una arroganza ecclesiale  che pretende di essere la voce di Dio nel mondo.
E quanta gente abbiamo violentato nella mente e nel corpo con abusi senza fine, sempre coperti per "il bene dell'istituzione".

Un messaggio tradizionale prezioso
Gesù sembra dirci anche oggi, o meglio: questo è l'invito che ci viene da più parti.
Le idee e le tendenze predominanti oggi sono molto lontane dall'ispirazione cristiana. Nulla nella società favorisce l'adesione appassionata e fattiva al messaggio di Gesù. Il cristiano non riceve più uno stimolo efficace che nel suo ambiente lo solleciti alla fede cristiana: "La fede dipenderà sempre di più dalla decisione personale di ognuno. Sarà cristiano che assume la cosciente decisione di accettare il messaggio di Gesù. E' questo il dato forse più decisivo del momento religioso che viviamo: si sta passando da un cristianesimo per nascita ad un cristianesimo per decisione" (José Antonio Pagola, Giovanni, Borla, pag.105.
Voglio essere esistenzialmente cristiano? La risposta dipende esclusivamente da me.
C'è solo un Dio che ci lascia liberi.
Franco Barbero