Anche
in casa nostra
Sull’ambone
del Duomo di Modena, scolpito dai Campionesi del secolo XIII, sono
raccontate le ultime ore della vita di Gesù: dopo la lavanda dei
piedi, Gesù nell’ultima cena dà il pane a Giuda, che subito dopo
tradisce l’amico con un bacio. Pietro ferisce con la spada un
soldato. Sono scene che la chiesa deve ricordare: la vita data come
un pane da mangiare, si mescola sempre al tradimento di Giuda e di
Pietro: due apostoli. A ricordare che il peccato è presente nella
comunità e tra gli apostoli.
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Oggi sembrano tempi di scandali nella chiesa. Anche le Chiese di
Modena, di Reggio e di Carpi hanno avuto episodi di pedofilia legati
a preti e seminaristi. Anche la chiesa di Modena, di Reggio e di
Carpi quando hanno potuto hanno taciuto. Chi ha qualche dimestichezza
con i seminari minori (con ragazzi dagli 11 ai 15 anni), sa che anche
da noi, erano presenti le “amicizie particolari” con qualche caso
di “superiori” pedofili. E non solo in seminario, ma anche nelle
parrocchie. Per fortuna rari.
Ma
ci sono altre mancanze tra il clero, forse più gravi, legate allo
spregiudicato e illecito uso di denaro, alla collusione con i
politici e con i potentati locali, alla ricerca di privilegi e
regalie. Le vittime non solo i pargoli ma anche i poveri, defraudati
del denaro destinato a loro: questi non sono nè ricordati né
risarciti.
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Lo scandalo legato al disordine sessuale è comunque quello
maggiormente deprecato nella chiesa e il “peccatore” è
schiacciato non solo dalla condanna sociale e religiosa, ma anche dal
rimorso e dal peso della colpa. Forse serberemmo un filo di pietà,
noi e le gerarchie, se si pensasse come è già stato ricordato su
questo giornale, alla solitudine del prete costruito da anni di
seminario come una persona sacra e al disopra di tutti e di tutto.
Dotato di poteri magici e condannato all’infallibilità. E ancora
all’ambiente solo maschile nel quale il piccolo seminarista nel
tempo passato, è stato costretto, destinato in modo irrevocabile
alla vita del celibato. Senza la possibilità, di crearsi una
famiglia. Le pulsioni sessuali represse, alle volte possono trovare
altre strade, purtroppo indirizzarsi verso elementi più fragili e
disponibili.
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Anche nella nostra provincia sono emersi scandali legati a religiosi.
Non solo l’ultimo tragico episodio di Brodano di Vignola, ma anche
quello avvenuto in una parrocchia di Sassuolo nel 1991 e in città
alcuni anni fa.
L’autorità
religiosa dovrebbe vigilare, non solo per evitare false denunce come
capitò dieci anni fa a don Govoni, ingiustamente accusato di
pedofilia e messe nere. Se un prete è occasione di pubblico scandalo
(non solo per pedofilia!) dovrebbe, quanto meno essere rimosso dai
suoi incarichi pastorali. Collaborare con la giustizia e aiutarlo,
creando uno spazio discreto e gratuito nel quale aiutare i religiosi
in difficoltà. Non aspettare come sta succedendo in America, in
Irlanda, in Germania e oggi anche in Italia, che siano le vittime a
denunciare questi casi. E’ un appello che facciamo anche al nuovo
vescovo.
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La chiesa, i cristiani, i preti i vescovi, i cardinali e il papa sono
responsabile e loro stessi a rischio di “peccato”. Devono
ammettere le colpe, non ritenersi sempre al di sopra di tutto. Pronti
a schiacciare il moscerino della donna che interrompe la gravidanza e
a ingoiare senza fiatare il cammello della ricchezza esibita, delle
alleanze politiche, delle simonie e dei silenzi complici. Lo scandalo
dei piccoli del vangelo, non riguarda, come si pensa sempre, i
bambini, ma i poveri e gli ultimi che rischiano di essere allontanati
dalla fede dal tradimento del vangelo causato dal cattivo
comportamento di uomini di chiesa e dai sedicenti cattolici.
Dovrebbero
mettere mano coraggiosamente alla “ristrutturazione” della figura
del prete, sacralizzato, asessuato e celibe.
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Solo così i grandi esempi di dedizione, disponibilità ed eroismo di
molti uomini di chiesa proprio al servizio dei piccoli, continueranno
a splendere come testimonianza e segno di speranza in un mondo
apparentemente senza guide. Voglio ricordare non solo i missionari e
i ragazzi di strada, Don Gnocchi e i suoi mutilatini, ma preti
modenesi come don Zeno e gli orfani della guerra; Don Beccari e le
sue scuole artigiane; don Rocchi e la sua Città dei Ragazzi. E i
molti preti e laici che si spendono in silenzio, negli oratori
parrocchiali e nelle associazioni scout, ultimi luoghi dove i bambini
e i ragazzi, assassinati da messaggi rovinosi, possono fruire ancora
di un buon progetto educativo.
Beppe
Manni
20
aprile 2010