Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi (Matteo 5, 1-12).
Davanti a me ho il testo di Matteo che ti invito a rileggere più volte, con calma. Ma voglio premettere alcune considerazioni teologiche perchè " i Santi" e " i Morti" sono due ricorrenze che hanno subito delle gravi "deviazioni" dal percorso della fede cristiana. Conoscere un po' di storia fa sempre bene: "La commemorazione dei defunti (Commemoratio omnium fidelium defunctorum, chiamata più raramente festum animarum) al 2 novembre venne introdotta per analogia alla festa d'Ognissanti, già istituita nel secolo 9°, dall'abate Odilone (994-1048) nella abbazia e nella congregazione di Cluny probabilmente ancora alla fine del secolo10°; venne accolta un po'alla volta anche da altre parti e nel secolo 15° era diffusa ovunque".
(Da Storia della chiesa, Bihlmeyer-Tuechle)
Attenendoci rigorosamente al messaggio biblico, questi 2 giorni ci possono trasmettere due messaggi preziosi. La parola "ognissanti" sta a ricordarci che prima di noi altre donne e altri uomini hanno cercato di vivere intensamente la fede nel Dio di Gesù. Ci sentiamo inseriti in questo lungo cammino e vogliamo fare tesoro della loro testimonianza.
La commemorazione dei defunti sta a dirci che, chi ci ha preceduto non è finito nel nulla e ora vive in pienezza la pace di Dio. Siamo così ricondotti a ciò che scrive Paolo di Tarso: Non corriamo invano.
SOLO DIO E' SANTO
La festa e le feste dei santi, come si sono configurate nei secoli, non sono mai entrate nel mio orizzonte religioso. Nella mia impostazione biblica non c'è posto per nessun santo e nessuna santa, così come li concepisce il magistero cattolico.
Santo è solo Dio. Noi siamo tutte creature amate da Dio e segnate dal limite e dalla contraddizione. Dunque i santi e le madonne non entrano nel mio cammino di fede come persone alle quali rendere culto.
Anche perchè sovente i santi e le sante sono semplicemente quelle persone che hanno fatto carriera nella chiesa o hanno creato fortuna all'istituzione cattolica fondando grandi opere e obbedendo ai sacri poteri.
Preferisco, invece, raccogliere e valorizzare la memoria e la testimonianza di coloro che, spesso condannati o emarginati, hanno vissuto secondo il Vangelo o secondo la loro coscienza onesta.
Adesso poi con la crescente "santomania", le gerarchie fanno santi in gran quantità perchè così l'istituzione ecclesiatica celebra se stessa come "madre dei santi".
E' evidente che i santi e le "santificazioni" fanno parte di una politica ecclesiastica che tiene insieme i due estremi: fai santo uno sterminatore di eretici, fai santo un vescovo dei poveri, fai santo un papa che ha protetto i pedofili, fai santo un prete martire della mafia....Così tieni insieme democratici e fascisti....Davanti a certi santi c'è turarsi il naso e chiudere gli occhi. Tra di essi ci sono amici di Pinochet e sterminatori di cristiani, organizzatori di crociate...
Senza contare che attorno ai santi si crea subito un santuario che oggi è come un centro commerciale. Così il commercio e la superstizione vanno di pari passo. Non parliamo poi del mercato delle indulgenze, delle reliquie e dei santini.
Che Dio poi ci guardi dal fanatismo del "santo subito", cioè dalla esaltazione che vuole sollevare agli altari quei personaggi che sono stati "lanciati" dalla istituzione ecclesiatica sul mercato mediatico.
La sobria memoria dei "giusti" che ci hanno preceduto, è ben altra cosa, specialmente se sappiamo riconoscere chi sono "i giusti" oggi e facciamo tesoro della loro coerenza.
Spesso si tratta di uomini e donne che possiamo trovare vicino a noi, assolutamente privi di quell'aureola celestiale, ma pieni di concretezza, di umiltà e di coraggio nel seguire il cammino delle beatitudini.
Un'altra delle devozioni liturgiche più contrarie all'insegnamento biblico è la pratica del suffragio.
Si pensa che, tramite messe, preghiere e indulgenze, si possa aprire la porta del paradiso o accelerare il percorso del purgatorio.
Già questo "immaginario" ha del ridicolo. In sostanza, è come se dicessimo che dobbiamo saldare un conto con Dio e noi, siccome il morto non può più farlo, incarichiamo la chiesa che interceda "per l'anima" di un caro defunto. Che equivoco!
Dio non tiene contabilità, non è il ragioniere che registra "i nostri debiti". Egli non ha bisogno nè di espiazione nè di suffragio. Egli ci accoglie per il Suo Amore, non per i nostri meriti o per le indulgenze o per le messe in suffragio.
So per fede che morendo cado nelle braccia accoglienti di Dio: non so nulla di più, ma questo mi basta. Non si tratta di un Dio da placare, da rendere conciliante attraverso riti propiziatori.
Noi abbandoniamo i nostri cari, che finiscono la stagione terrena, all'amore di Dio: sono davvero in buone mani.
La predicazione cristiana non può continuare a parlare di messe per i defunti, ma deve continuamente riproporci la testimonianza di Gesù che in vita e in morte si affidò a Dio.
Questa è la "svolta" teologica preziosa: l'affidamento.
In questa ottica diventa superflua tutta la pratica del suffragio che inoltre ha dato vita ad un vero mercato delle messe.
Non si tratta, dunque, di abbandonare un momento di celebrazione e di preghiera nell'occasione della morte, ma di capirne il senso.
Si tratta, come ho documentato nel libro "Quando i fratelli se ne vanno" e in altri scritti, di ringraziare Dio per la vita del defunto, di confidare nella bontà, di Dio, di affidarlo a Lui, di rinnovare la nostra fiducia in Lui che è il Dio che vince la morte.
Questa predicazione allora è l'annuncio della bontà accogliente di Dio che sollecita la nostra fiducia, non è il nostro suffragio. La nostra preghiera diventa dunque lode a Dio per i testimoni che ci ha regalato e fatto incontrare e fiducia in Lui che è il Dio vivente.
INTANTO ORA…
Non farai fortuna, non ti faranno santo, ma getterai nel mondo manciate di solidarietà e di non violenza, di fiducia.
Lungi da noi che seguire Gesù sia una strada tutta e sempre di abnegazione e di crocefissione. Essa è un sentiero in cui fioriscono molte oasi di felicità.