Dalle
terre lontane e vicine l’Israelita va pellegrino/a verso
Gerusalemme. Si mette in viaggio. Ma tutta la “storia della
salvezza” per Israele è caratterizzata dall’incessante
esperienza del viaggiatore. Le storie dei patriarchi, l’esodo con
l’attraversamento del deserto, l’esilio, il ritorno e la
successiva dispersione verso periferie sempre più remote sono sempre
esperienze di viaggio.
Vivere
è camminare verso…. Dio chiama Abramo perché si metta in viaggio…
e chi entra nelle orme di Abramo…. non ha altra scelta che mettersi
in viaggio. Giuditta non deve forse avventurarsi in un pericoloso
viaggio? La storia del giovane Tobia non pone al centro un grande
viaggio in terra lontana?
In
una cultura delle migrazioni, viaggiare, spostarsi, camminare sono
quasi sovrapponibili a vivere.
Ma
in questo caso, alla luce di tutti i viaggi che le tradizioni di
Israele raccontano, il viaggio verso Gerusalemme assume una densità
quasi inesprimibile.
Alcune
annotazioni
- Si parla di ascensioni perché Gerusalemme si trova a 800 metri sul livello del mare. Aldilà della metafora della ascensione, cioè della vita come cammino in salita e in crescita, è ovvio che occorreva salire sulla collinetta antistante per giungere a Gerusalemme. A Gerusalemme si saliva.
- Nella lettura di questi salmi si ponga molta attenzione all’arsenale simbolico, gestuale, spaziale.
- I toni sono caldi, appassionati. Tra vita e preghiera, in questo caso, non solo non esiste separatezza, ma non c’è nemmeno distanza.
Salmo
121
Alzo
gli occhi verso i monti:
da
dove verrà l’aiuto?
Il
mio aiuto viene dal Signore
che
ha fatto cielo e terra.
Non
lascerà vacillare il tuo piede,
non
si addormenterà il tuo custode.
Non
si addormenterà, non prenderà sonno,
il
custode di Israele.
Il
Signore è il tuo custode.
e
sta alla tua destra.
Di
giorno non ti colpirà il sole,
né
la luna di notte.
Il
Signore ti proteggerà da ogni male,
egli
proteggerà la tua vita.
Il
Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri,
da
ora e per sempre.