sabato 20 ottobre 2018

UN AIUTO PER RICORDARE

Corso Biblico. Torino, 28.09.2018.
I e II libri delle Cronache
(Appunti presi durante la conferenza di don Franco Barbero).

Riprendiamo nel 41esimo anno del Corso biblico la lettura dei libri storici con i due libri delle Cronache, scritti in epoca post esilica, dopo l'anno 537 a. C., quando l'editto di Ciro permise agli Ebrei deportati a Babilonia di rientrare in Palestina.
Il piccolo popolo di Israele si trova in costante situazione di dominazione da parte dei potenti di turno, in questo momento i Persiani di Ciro, poi verrà Alessandro Magno e le dinastie ellenistiche ed infine i romani. Il rischio è quello di essere schiacciati dai dominatori e di perdere la propria identità, per cui occorre tentare, per sopravvivere, una forma di convivenza con i padroni. Di questa esigenza si fanno portavoce Geremia, profeta rimasto in patria ed Ezechiele, profeta appartenente alla casta sacerdotale in esilio. I libri delle Cronache si inseriscono in questo tentativo di trovare un centro cui fare riferimento in un momento di smarrimento. Per far questo si ripercorre la storia del mondo a partire da Adamo e fino al momento in cui Ciro concede agli Ebrei rientrati in patria il permesso di ricostruire il tempio, che viene in effetti ricostruito nel 515. Per questo si parla di “secondo tempio”, come titola uno dei libri dello storico Paolo Sacchi (“Storia del secondo Tempio, Israele tra il VI sec. a.C. ed il I sec. d.C.”, SEI, 1994).
La classe dominante è quella dei sadociti, i sacerdoti che hanno la cura del tempio, del culto e dei sacrifici rituali, che diventano nuovamente il centro della ebraicità. I primi capitoli delle Cronache elencano le genealogie dei vari gruppi che componevano la nazione di Israele, come in una rifondazione del popolo. I due libri proseguono con una rilettura della storia dell'epoca monarchica dei re Davide e Salomone, già oggetto di racconto nei due libri dei Re, ma qui mitizzata e incentrata sulla ricostruzione del Tempio e sulla ripresa delle funzioni cultuali.
Il problema più grave del periodo post-esilico sorge dalla convivenza tra gli ebrei ritornati dall'esilio e le popolazioni che erano rimaste in patria, soprattutto i non ebrei o quelli che avevano abbandonato il culto di Jahveh per culti idolatrici. Una corrente del sadocismo illuminato si pone l'obiettivo di costruire un futuro di pace con i vicini ed ha un atteggiamento di apertura nei confronti degli stranieri, consentendo loro, ad esempio di partecipare al culto del Tempio e di fare sacrifici e consentendo i matrimoni misti con donne straniere. Queste aperture non vengono accettate da tutti, si creano conflitti e turbolenze che provocheranno la reazione dei governatori Esdra e Neemia, imposti dall'autorità persiana per ristabilire l'ordine attraverso l'emanazione di provvedimenti restrittivi nei confronti degli stranieri. Di questa tendenza si ha eco anche nel terzo Isaia, mentre polemici contro le restrizioni sono i libri di Giona, Rut e il secondo Zaccaria.
In questo periodo si registra anche un altro fenomeno importante, la nascita di una corrente dissidente che scappa in Samaria e crea un nuovo tempio a Garizim. I Samaritani predicano un ritorno ai cinque libri della Torà, non ritengono fondamentale l'obbligo della circoncisione e praticano un culto alternativo a quello del tempio di Gerusalemme. Per questi motivi, oltre che per la loro commistione con gli stranieri sono disprezzati dagli Ebrei della Giudea e considerati eretici.
Il secondo libro della Cronache racconta l'evolversi della monarchia dopo i due grandi re, fino alla fine del regno e alla deportazione in Babilonia. E' una storia di progressiva decadenza e di cedimento alle tentazioni idolatriche che, sempre presenti, si diffondono particolarmente in questo periodo. Ad esempio molto diffuso era il culto della dea Asera (v. capitolo 15). Bisogna dare atto al redattore del coraggio di denunciare il degrado e di non nascondere la gravità della situazione.
Un altro grave problema evidenziato è quello dei falsi profeti. Accanto ad alcune voci che denunciano le deviazioni vi sono schiere di sedicenti profeti ossequienti al potere che utilizzano la religione come strumento di dominio. Ma emerge una teologia critica al profetismo che denuncia lo “spirito di menzogna” (18, 20) che esiste all'interno della profezia, per cui occorre discernere tra i veri e i falsi profeti. Ancora una volta l'ultima risorsa in un quadro desolante è una donna: la profetessa Culda, che predice al re Giosia la fine del regno (capitolo 34). Ma il re morirà prima di questo evento.
Il tema dominante è senza dubbio l'idolatria che è una costante minaccia nella storia di Israele e può essere interessante ed utile riferire quella situazione ai nostri tempi: anche oggi c'è il pericolo dell'idolatria e noi dobbiamo riconoscere quali sono le nostre idolatrie se non vogliamo diventarne schiavi.

Corso Biblico. Torino, 12.10.2018.
Libri dei Maccabei
(Appunti presi durante la conferenza di don Franco Barbero).

L'editto del re persiano Ciro del 538 a.C. permise agli ebrei deportati a Babilonia di rientrare in patria e di ricostruire il tempio distrutto da Nabucodonosor. Non tutti gli ebrei in esilio tornarono, una parte di essi preferirono restare in un ambiente dove si erano adattati e in certi casi avevano anche realizzato affari. Una parte ritorna, a piccoli gruppi e nel 515 ricostruisce un piccolo tempio, il cosiddetto secondo tempio. Di conseguenza, si ricostituisce la casta sacerdotale dei sadociti con a capo il sommo sacerdote, massima autorità della comunità. La dominazione persiana lascia una certa libertà religiosa e amministrativa. Come già si è accennato a proposito dei libri delle Cronache, una corrente sadocita propugna una convivenza pacifica tra i profughi ritornati in patria e le popolazioni preesistenti, in parte non ebree. Viene consentito agli stranieri di partecipare al culto del Tempio e vengono tollerati i matrimoni misti. Ma questa apertura viene contrastata e di fronte alle ricorrenti turbolenze l'autorità persiana installa in Gerusalemme un governatore che ponga ordine, Esdra, cui seguirà Neemia, che introdurranno leggi restrittive contro gli stranieri e a difesa dell'ortoprassi, tanto che si parla di restaurazione.
Alla dominazione dei persiani segue quella di Alessandro Magno che nel 333 a. C. conquista vaste aree del Medio Oriente tra cui la Palestina. Alessandro muore nel 323 ed a lui succederanno le dinastie ellenistiche dei Tolomei e dei Seleucidi fino alla dominazione romana con la vittoria di Pompeo nell'anno 6a.C.
In questo periodo si diffonde la cultura ellenistica in tutto il medio Oriente. La dominazione ellenistica lascia ampi spazi di libertà, compresa quella di spostarsi da una città all'altra. E così molti ebrei si trasferiscono fuori dalla Palestina, in particolare in Egitto, concentrandosi nella grande città di Alessandria, e fondano la colonia di Elefantina, dove erigono un piccolo tempio in cui vengono introdotte anche alcune divinità egiziane. Gli ebrei della diaspora mantengono sempre un collegamento con Gerusalemme, che però anch'essa subisce l'influenza della cultura ellenistica. La lingua usata dagli ebrei della diaspora è il greco, diventato lingua internazionale (la koiné). La Bibbia ebraica viene tradotta in greco (la Bibbia dei LXX secondo la leggenda venne tradotta da settanta saggi in contemporanea, ma senza comunicazione tra loro e tutte le traduzioni risultarono identiche tra loro). Una preziosa fonte storica su questo periodo ci proviene dallo scrittore ebraico Flavio Giuseppe che nelle Antichità Ebraiche ci fornisce molte informazioni sulla società ebraica del tempo; è interessante constatare che i dati forniti da Flavio Giuseppe concordano con quelli contenuti nei libri delle Cronache e dei Maccabei e perciò possono essere ritenuti attendibili. Un contributo notevole alla conoscenza della storia del tempo viene dai ritrovamenti archeologici di Nag Hammadi in Egitto e di Qumran sul Mar Morto, da cui provengono tra l'altro anche molti libri apocrifi ebraici.
Le dinastie ellenistiche che dominano su Israele si susseguono nel tempo fino al re Antioco IV (secondo secolo a. C.) che inverte la tendenza liberale ed instaura una politica autoritaria in materia religiosa, ad esempio introducendo l'obbligo di culto di divinità pagane, cancellando le festività religiose ebraiche e sostituendole con feste pagane.
Di fronte a queste difficoltà le reazioni sono diverse: la corrente apocalittica, sul presupposto che non vi siano più speranze di salvezza nel mondo, predica la separazione da esso. E intorno al 170 a.C. si forma la comunità di Qumran, isolata dal resto della società e guidata dal Maestro di Giustizia. Una seconda reazione all'ellenismo è espressa dal movimento dei farisei che propugnano un ritorno all'osservanza rigorosa della Legge contro le influenze ellenistiche; in terzo luogo si forma il movimento dei Maccabei in una posizione più radicale e, fallito ogni tentativo di mediazione con un potere brutale, la scelta cade sulla resistenza armata.
In questo clima si inseriscono i due libri dei Maccabei che, originariamente scritti in ebraico, ci sono pervenuti in lingua greca. Il primo libro inizia con la descrizione della desolazione in cui si trova Israele corrotta dall'ellenismo e costretta dai dominatori all'abbandono della vera fede per i culti pagani. Il culmine drammatico della resistenza si ha nei capitoli 6 e 7 del secondo libro, dove si descrive il momento più duro della persecuzione con l'introduzione forzata in Israele dei culti pagani e il martirio di Eleazaro e dei sette fratelli; spicca ancora una volta la figura di una donna, la anonima madre dei sette fratelli che accompagna i figli al martirio , sta loro vicino e li incoraggia nel momento della prova, fino a morire anch'essa martirizzata.

Guido Allice