Corso
Biblico. Torino, 28.09.2018.
I
e II libri delle Cronache
(Appunti
presi durante la conferenza di don Franco Barbero).
Riprendiamo
nel 41esimo anno del Corso biblico la lettura dei libri storici con i
due libri delle Cronache, scritti in epoca post esilica, dopo l'anno
537 a. C., quando l'editto di Ciro permise agli Ebrei deportati a
Babilonia di rientrare in Palestina.
Il
piccolo popolo di Israele si trova in costante situazione di
dominazione da parte dei potenti di turno, in questo momento i
Persiani di Ciro, poi verrà Alessandro Magno e le dinastie
ellenistiche ed infine i romani. Il rischio è quello di essere
schiacciati dai dominatori e di perdere la propria identità, per cui
occorre tentare, per sopravvivere, una forma di convivenza con i
padroni. Di questa esigenza si fanno portavoce Geremia, profeta
rimasto in patria ed Ezechiele, profeta appartenente alla casta
sacerdotale in esilio. I libri delle Cronache si inseriscono in
questo tentativo di trovare un centro cui fare riferimento in un
momento di smarrimento. Per far questo si ripercorre la storia del
mondo a partire da Adamo e fino al momento in cui Ciro concede agli
Ebrei rientrati in patria il permesso di ricostruire il tempio, che
viene in effetti ricostruito nel 515. Per questo si parla di “secondo
tempio”, come titola uno dei libri dello storico Paolo Sacchi
(“Storia del secondo Tempio, Israele tra il VI sec. a.C. ed il I
sec. d.C.”, SEI, 1994).
La
classe dominante è quella dei sadociti, i sacerdoti che hanno la
cura del tempio, del culto e dei sacrifici rituali, che diventano
nuovamente il centro della ebraicità. I primi capitoli delle
Cronache elencano le genealogie dei vari gruppi che componevano la
nazione di Israele, come in una rifondazione del popolo. I due libri
proseguono con una rilettura della storia dell'epoca monarchica dei
re Davide e Salomone, già oggetto di racconto nei due libri dei Re,
ma qui mitizzata e incentrata sulla ricostruzione del Tempio e sulla
ripresa delle funzioni cultuali.
Il
problema più grave del periodo post-esilico sorge dalla convivenza
tra gli ebrei ritornati dall'esilio e le popolazioni che erano
rimaste in patria, soprattutto i non ebrei o quelli che avevano
abbandonato il culto di Jahveh per culti idolatrici. Una corrente del
sadocismo illuminato si pone l'obiettivo di costruire un futuro di
pace con i vicini ed ha un atteggiamento di apertura nei confronti
degli stranieri, consentendo loro, ad esempio di partecipare al culto
del Tempio e di fare sacrifici e consentendo i matrimoni misti con
donne straniere. Queste aperture non vengono accettate da tutti, si
creano conflitti e turbolenze che provocheranno la reazione dei
governatori Esdra e Neemia, imposti dall'autorità persiana per
ristabilire l'ordine attraverso l'emanazione di provvedimenti
restrittivi nei confronti degli stranieri. Di questa tendenza si ha
eco anche nel terzo Isaia, mentre polemici contro le restrizioni sono
i libri di Giona, Rut e il secondo Zaccaria.
In
questo periodo si registra anche un altro fenomeno importante, la
nascita di una corrente dissidente che scappa in Samaria e crea un
nuovo tempio a Garizim. I Samaritani predicano un ritorno ai cinque
libri della Torà, non ritengono fondamentale l'obbligo della
circoncisione e praticano un culto alternativo a quello del tempio di
Gerusalemme. Per questi motivi, oltre che per la loro commistione con
gli stranieri sono disprezzati dagli Ebrei della Giudea e considerati
eretici.
Il
secondo libro della Cronache racconta l'evolversi della monarchia
dopo i due grandi re, fino alla fine del regno e alla deportazione in
Babilonia. E' una storia di progressiva decadenza e di cedimento alle
tentazioni idolatriche che, sempre presenti, si diffondono
particolarmente in questo periodo. Ad esempio molto diffuso era il
culto della dea Asera (v. capitolo 15). Bisogna dare atto al
redattore del coraggio di denunciare il degrado e di non nascondere
la gravità della situazione.
Un
altro grave problema evidenziato è quello dei falsi profeti. Accanto
ad alcune voci che denunciano le deviazioni vi sono schiere di
sedicenti profeti ossequienti al potere che utilizzano la religione
come strumento di dominio. Ma emerge una teologia critica al
profetismo che denuncia lo “spirito di menzogna” (18, 20) che
esiste all'interno della profezia, per cui occorre discernere tra i
veri e i falsi profeti. Ancora una volta l'ultima risorsa in un
quadro desolante è una donna: la profetessa Culda, che predice al re
Giosia la fine del regno (capitolo 34). Ma il re morirà prima di
questo evento.
Il
tema dominante è senza dubbio l'idolatria che è una costante
minaccia nella storia di Israele e può essere interessante ed utile
riferire quella situazione ai nostri tempi: anche oggi c'è il
pericolo dell'idolatria e noi dobbiamo riconoscere quali sono le
nostre idolatrie se non vogliamo diventarne schiavi.
Corso
Biblico. Torino, 12.10.2018.
Libri
dei Maccabei
(Appunti
presi durante la conferenza di don Franco Barbero).
L'editto
del re persiano Ciro del 538 a.C. permise agli ebrei deportati a
Babilonia di rientrare in patria e di ricostruire il tempio distrutto
da Nabucodonosor. Non tutti gli ebrei in esilio tornarono, una parte
di essi preferirono restare in un ambiente dove si erano adattati e
in certi casi avevano anche realizzato affari. Una parte ritorna, a
piccoli gruppi e nel 515 ricostruisce un piccolo tempio, il
cosiddetto secondo tempio. Di conseguenza, si ricostituisce la casta
sacerdotale dei sadociti con a capo il sommo sacerdote, massima
autorità della comunità. La dominazione persiana lascia una certa
libertà religiosa e amministrativa. Come già si è accennato a
proposito dei libri delle Cronache, una corrente sadocita propugna
una convivenza pacifica tra i profughi ritornati in patria e le
popolazioni preesistenti, in parte non ebree. Viene consentito agli
stranieri di partecipare al culto del Tempio e vengono tollerati i
matrimoni misti. Ma questa apertura viene contrastata e di fronte
alle ricorrenti turbolenze l'autorità persiana installa in
Gerusalemme un governatore che ponga ordine, Esdra, cui seguirà
Neemia, che introdurranno leggi restrittive contro gli stranieri e a
difesa dell'ortoprassi, tanto che si parla di restaurazione.
Alla
dominazione dei persiani segue quella di Alessandro Magno che nel 333
a. C. conquista vaste aree del Medio Oriente tra cui la Palestina.
Alessandro muore nel 323 ed a lui succederanno le dinastie
ellenistiche dei Tolomei e dei Seleucidi fino alla dominazione romana
con la vittoria di Pompeo nell'anno 6a.C.
In
questo periodo si diffonde la cultura ellenistica in tutto il medio
Oriente. La dominazione ellenistica lascia ampi spazi di libertà,
compresa quella di spostarsi da una città all'altra. E così molti
ebrei si trasferiscono fuori dalla Palestina, in particolare in
Egitto, concentrandosi nella grande città di Alessandria, e fondano
la colonia di Elefantina, dove erigono un piccolo tempio in cui
vengono introdotte anche alcune divinità egiziane. Gli ebrei della
diaspora mantengono sempre un collegamento con Gerusalemme, che però
anch'essa subisce l'influenza della cultura ellenistica. La lingua
usata dagli ebrei della diaspora è il greco, diventato lingua
internazionale (la koiné). La Bibbia ebraica viene tradotta in greco
(la Bibbia dei LXX secondo la leggenda venne tradotta da settanta
saggi in contemporanea, ma senza comunicazione tra loro e tutte le
traduzioni risultarono identiche tra loro). Una preziosa fonte
storica su questo periodo ci proviene dallo scrittore ebraico Flavio
Giuseppe che nelle Antichità Ebraiche ci fornisce molte informazioni
sulla società ebraica del tempo; è interessante constatare che i
dati forniti da Flavio Giuseppe concordano con quelli contenuti nei
libri delle Cronache e dei Maccabei e perciò possono essere ritenuti
attendibili. Un contributo notevole alla conoscenza della storia del
tempo viene dai ritrovamenti archeologici di Nag Hammadi in Egitto e
di Qumran sul Mar Morto, da cui provengono tra l'altro anche molti
libri apocrifi ebraici.
Le
dinastie ellenistiche che dominano su Israele si susseguono nel tempo
fino al re Antioco IV (secondo secolo a. C.) che inverte la tendenza
liberale ed instaura una politica autoritaria in materia religiosa,
ad esempio introducendo l'obbligo di culto di divinità pagane,
cancellando le festività religiose ebraiche e sostituendole con
feste pagane.
Di
fronte a queste difficoltà le reazioni sono diverse: la corrente
apocalittica, sul presupposto che non vi siano più speranze di
salvezza nel mondo, predica la separazione da esso. E intorno al 170
a.C. si forma la comunità di Qumran, isolata dal resto della società
e guidata dal Maestro di Giustizia. Una seconda reazione
all'ellenismo è espressa dal movimento dei farisei che propugnano un
ritorno all'osservanza rigorosa della Legge contro le influenze
ellenistiche; in terzo luogo si forma il movimento dei Maccabei in
una posizione più radicale e, fallito ogni tentativo di mediazione
con un potere brutale, la scelta cade sulla resistenza armata.
In
questo clima si inseriscono i due libri dei Maccabei che,
originariamente scritti in ebraico, ci sono pervenuti in lingua
greca. Il primo libro inizia con la descrizione della desolazione in
cui si trova Israele corrotta dall'ellenismo e costretta dai
dominatori all'abbandono della vera fede per i culti pagani. Il
culmine drammatico della resistenza si ha nei capitoli 6 e 7 del
secondo libro, dove si descrive il momento più duro della
persecuzione con l'introduzione forzata in Israele dei culti pagani e
il martirio di Eleazaro e dei sette fratelli; spicca ancora una volta
la figura di una donna, la anonima madre dei sette fratelli che
accompagna i figli al martirio , sta loro vicino e li incoraggia nel
momento della prova, fino a morire anch'essa martirizzata.
Guido Allice