giovedì 1 novembre 2018

COMMENTO DEL BRANO EVANGELICO DI DOMENICA 4 NOVEMBRE

SEMPRE IN CAMMINO VERSO L'AMORE

Marco 12, 28-34)

28Uno scriba che aveva assistito alla discussione, vedendo che aveva dato una bella risposta gli si avvicinò e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti? ».
29Rispose Gesù: « Il primo è: Ascolta, Israele, il signore Iddio nostro è l'unico signore.-30Amerai il signore Iddio tuo con tutto il cuore tuo e con tutta l'anima tua e con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi ».
32Disse lo scriba: « Esatto, maestro, è vero ciò che hai detto, che è unico e non c'è un altro all'infuori di lui; 33e amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stessi è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Gesù, vedendolo replicare con intelligenza, gli disse: « Non sei lontano dal regno di Dio ». E nessuno osava più fargli domande.


Abituati come siamo a vedere negli scribi dei pedanti ed ipocriti avversari di Gesù (a causa della nostra ignoranza storica del variegato mondo ebraico), questo passo mette in risalto la "simpatia" che unisce il cuore di Gesù e di questo scriba. La loro ricerca di fedeltà a Dio e i loro riferimenti biblici sono perfettamente convergenti.
Gesù è sempre lieto e pronto quando può constatare un'esperienza positiva: "Tu non sei lontano dal regno di Dio".
Questa non è una semplice cornice del quadro: per Gesù, come per questo scriba, c'è un centro al quale si arriva attraverso i due "comandamenti" che sono inseparabili ed insuperabili: "Non vi è alcun altro comandamento maggiore di questi" (versetto 31).

Amo davvero?
Non ho mai pensato di fare della mia vita un cammino di perfezione; anzi, nutro una certa diffidenza verso i "perfetti", gli eroi, i santi. Ho l'impressione che si tratti di trucchi del "laboratorio ecclesiastico", di "costruzioni agiografiche" e simili deviazioni. Puzzano di finzione pubblicitaria dell'azienda chiesastica.
Invece, questo dialogo così schietto e mirato, scarno ed essenziale, tra Gesù e lo scriba mi ha sempre sollecitato a pormi una domanda radicale:" Io sono una persona che ama? Che cosa significa per me amare Dio con tutte le mie forze e il prossimo come me stesso?".
Questi interrogativi sono ogni giorno aperti ed interpellanti per me. Non mi preme tanto trovare il "misurino magico" per darmi un voto, una pagella almeno decente. Mi preme tentare di capire se la mia piccola imbarcazione mantiene la rotta o se "corro invano", per dirla con l'apostolo Paolo.
E' ovvio: le nostre vite sono fatte, diciamo così, di mille e mille cose, ma i passi fuori strada possono essere numerosi. Non nutro nessuna angoscia, nessun senso di colpa, ma la crescente consapevolezza che amare e l'unica forma sana di vivere davanti a Dio e con le persone. Amare è la prima "cosa" di cui dobbiamo occuparci ed è anche l'ultima parola che decide della consistenza della nostra vita. L'amore è ciò che giustifica veramente la nostra esistenza, è la linfa della vita, il segreto ultimo della nostra felicità, la chiave della nostra vita personale e sociale, la sostanza della nostra fede in Dio e della nostra sequela di Gesù.
Voglio che la mia vita non oscuri, non cancelli, non trascuri mai questo interrogativo che le Scritture dei due Testamenti mi rendono esplicito. Non posso mai dare per scontato che la mia vita sia realmente sostanziata di amore.

Imparare ad amare
Se leggo con passione le Scritture, se cerco di spartire qualcosa di me e di mio con chi è meno fortunato, se non mi arrendo alle mie meschinità, se tento di fare mie le lotte e le speranze dei più disagiati, se dentro i ritmi intensi del quotidiano credo che sia importante riservare un tempo per lodare Dio e dirgli esplicitamente il mio sentirmi figlio, allora forse posso pensare che sto imparando ad amare.
Questa pagina del Vangelo non suona come un rimprovero per le nostre "inadempienze", ma come la calda "voce" di Gesù che ci esorta a fare del nostro quotidiano un apprendistato d'amore.
Gesù vuole svelarci che siamo creature chiamate all'amore e capaci di amare. Il Vangelo è la bella notizia che svela a ciascuno/a di noi questa possibilità, questo sentiero di piccoli passi. Tu, io, noi siamo capaci di portare nel mondo un piccolo seme d'amore senza volare su ali mistiche, ma cogliendo le occasioni concrete che l'esistenza d'ogni giorno ci presenta.

A piccoli passi s'impara ad amare.
Finisco queste mie righe con una stupenda riflessione di Alessandra Cigliano:
"Lenti sono i passi dell'amore,
come lento e paziente è il lavoro necessario
a fare il pane,
come faticoso e lento è il lavoro del contadino dalla
semina al raccolto,
come è lento e laborioso il formarsi della vita umana
nel grembo materno ed il suo venire alla luce.
Lenti sono i passi dell'amore,
come lente sono le carezze, e tutti i gesti e le parole
capaci di far breccia in un cuore.
Lentamente ci si stacca da un profondo abbraccio
o da un bacio appassionato,
lentamente si smette di piangere e si riprende fiato.
Lentamente un bambino cresce ed impara a camminare,
lentamente un adulto torna di nuovo a sognare.
Lenti sono i passi dell'amore,
come lento è il cammino di un'anima verso la libertà:
il suo aprirsi, il suo spogliarsi, il suo cercare e ritrovarsi.
Lentamente arriva e svanisce il profumo di un fiore,
lentamente rinasce la speranza da un dolore.
Lentamente guarisce una ferita,
lentamente chi è caduto si rialza o si riapre alla vita.
Lentamente sorge e tramonta il sole,
lentamente il giorno cede il passo alla notte e la
notte ad un giorno nuovo.
L'amore chiede tempo, saggezza, tenerezza, coraggio e... lentezza".