”Dalla
natura scaturisce il terrore della morte.
dalla
grazia scaturisce l'audacia“
(
Tommaso d'Aquino)
Oggi
ho avuto una lunga chiacchierata con un giovane universitario. Più
volte ha ripetuto:” Non ci trova nulla di bello nella vita. Non ho
più voglia di lottare. A che serve?“.
Ripenso
a lui, me lo porto in cuore. In lui ho toccato con mano quanto sia
difficile dar fiducia alla vita. E’ una fatica per tutta la nostra
società. Siamo più portati al sospetto che alla fiducia. Ci alziamo
al mattino e iniziamo a sospettare della giornata appena iniziata.
Diciamo:” Chissà che cosa succederà oggi! “. Ecco, siamo
diventati sospettosi più che fiduciosi. Ovunque sale il sentimento
della paura. Lo so, gli studiosi ci dicono che la paura è normale
dato che viviamo nell'epoca delle incertezza; sono cadute le certezze
che sostenevano la vita dei nostri padri e così ci sentiamo”
insicuri “, ”persi “. Oppure ci dicono che la nostra è
un'epoca di transizione e, pertanto, è normale sentirsi impauriti
dai continui mutamenti. Oppure ancora ci dicono che siamo
dentro una grave crisi economica e lavorativa, per cui è normale
sentire paura per il futuro. Così fioriscono le ”assicurazioni“:
per paura assicuriamo tutto nella speranza di avere qualcosa di
stabile. La parola ”sicurezza“ sta diventando la nostra parola
magica. Siamo ormai persuasi che, risolto il problema della
sicurezza, svaniranno tutte le paure, anzi si risolveranno
magicamente tutti i guai.
In
questa situazione, oggi più che mai, rinasce una bella opportunità
per la fede. I credenti possono aiutare questa nostra stanca società
a tornare a ”dar credito“ alla vita. Lo dice la parola stessa:
”credente“ significa proprio colui che ora sta credendo, colui
che osa dare fiducia, colui che vive nella fiducia. Credente è colui
che dà fiducia alla vita, nella buona e nella cattiva sorte.
Aiutiamoci,
ognuno con le proprie risorse, ad abbassare il sospetto reciproco e
verso il futuro. Aiutiamoci a far rinascere la fiducia reciproca e la
fiducia verso il futuro. Aiutiamoci ad essere più grati e meno
preoccupati. Perché spesso la paura nasce da l'ingratitudine per ciò
che ci è stato donato.
In
questi giorni in cui facciamo la visita ai cimiteri ricordiamoci di
questa solenne verità: tutte le paure sono figlie della paura della
morte. La visita al cimitero è una splendida occasione per guardare
in faccia la morte e chiederci:” Che cosa faccio per convivere con
il pensiero della mia morte? “. La nostra società ha talmente
paura della morte che ha deciso di non pensarci. Ma la paura rimane.
Occorre prenderla in mano, guardarla negli occhi. E chiederci:”
Come credere alla vita sapendo di dover morire? “. Da tale domanda
nasce una seria ricerca di senso. E, di conseguenza, nasce la voglia
di trovare insieme il coraggio. Ricordando quanto scriveva Tommaso
d'Aquino:”Dalla natura scaturisce il terrore della morte. Dalla
grazia scaturisce l'audacia “.
Ti
auguro di essere audace in questa lotta.
Derio
Olivero, vescovo di Pinerolo
L'Eco
del Chisone 31 ottobre 2018