martedì 18 dicembre 2018

La grande retromarcia gialloverde
"Ora si tratta con sindacati e imprese"

Così anche il governo del cambiamento ha riaperto la Sala Verde di Palazzo Chigi. Ieri mattina Giuseppe Conte ha incontrato in quella sede i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Cisal. Per illustrare loro i contenuti della manovra e ascoltare le richieste delle organizzazioni dei lavoratori. Nonostante anni di predicazione antisindacale e antimpresa, anche i gialloverdi, dopo Matteo Renzi nell'ottobre del 2014, sono andati a Canossa. Perché i sindacati e i rappresentanti delle imprese saranno anche pessimi ma sono, pare, indispensabili. Tanto che  ieri Conte è andato oltre l'ex segretario del Pd: se Renzi nel  2014 aveva visto i sindacalisti con  una certa ritrosia («Li vedrò ma loro devono cambiare») Conte ha ceduto su tutta la linea annunciando una consultazione permanente con le parti sociali.
E dire che i Cinque Stelle erano partiti da posizioni durissime. Il 18 gennaio del 2013 Beppe Grillo   aveva cavalcato l'ondata antisindacale a Brindisi, parlando dal palco dello «tsunami tour». Il giro di parole era stato: «Voglio uno Stato con le palle. Eliminiamo i sindacati  che sono una struttura vecchia come i partiti politici. Le aziende devono essere di chi ci lavora». Un mix tra marxismo e sansepolcrismo che aveva infervorato il popolo dei «Vaffa». Il verbo contro sindacati e associazioni degli imprenditori è stato coltivato a lungo sui blog grillini e leghisti. A fine aprile del 2018, dunque non molti mesi fa, era toccato a Matteo Salvini lanciare la sua invettiva: «Questi sindacati che festeggiano il Primo Maggio a Pozzallo in solidarietà con gli immigrati, sono una sciagura». E per completare l'opera abbattendo definitivamente ogni idea di una rappresentanza intermedia tra il popolo e i governanti, Luigi Di Maio aveva dato il colpo di grazia alle imprese. Era il 3 luglio 2018. A Palazzo Chigi il vicepremier grillino aveva attaccato «quelli che noi non chiamiamo imprenditori ma "prenditori". Quelli che incassano i sussidi pubblici e poi deloca1izzano». Nel giro di due giorni «prenditori» e «sciagure», sono stati ricevuti in pompa magna. Domenica Salvini ha incontrato la delegazione degli imprenditori, Confindustria in testa, e Vincenzo Boccia ha parlato di «svolta nei rapporti con il governo». Ieri i sindacati hanno consegnato a Conte un documento con passaggi anche duri: «Sul versante fiscale - si legge ad esempio - i provvedimenti annunciati sono iniqui e sbagliati in quanto si sceglie di introdurre un nuovo condono premiando gli evasori e non si riduce il cuneo fiscale per i lavoratori e per i pensionati». Inoltre, spiegano i sindacati, la priorità è non bloccare le infrastrutture, almeno quelle in essere: Tav, Tap, Gronda e Terzo Valico. Di fronte ai toni aspri del documento sindacale, Giuseppe Conte ha reagito in modo conciliante: «Ho ascoltato con molta attenzione le istanze dei sindacati, le loro osservazioni ma anche alcuni apprezzamenti per le iniziative messe in campo dal governo». Frasi che compaiono anche sul sito twitter della Presidenza del Consiglio. E che suscitano una valanga di reazioni negative da parte del popolo grillino. Dopo anni di predicazione contro quelli che in gergo si chiamano «corpi intermedi», le associazioni di lavoratori e imprenditori che trattano a nome di milioni di persone, i militanti disorientati non si capacitano di come sia improvvisamente scoppiata la pace. Ecco allora gli insulti: «Cacciali presidente, si sono venduti per 20 anni, hanno abbandonato i lavoratori alla mercé del padrone», scrive Tonino Masci. Più sbrigativo Alex Ale: «Cacciali a calci in culo specialmente la Camusso, degna comare di Monti. Per  Patrizia Galati Rossi i sindacati non meritavano di essere ricevuti, hanno tradito i  lavoratori». La sintesi finale la propone Anna Maria De Fabritiis: «Non farti infinocchiare Conte, che sono una cricca di opportunisti».    

Luigi Di Maio (3 luglio 2018)

"Quelli che delocalizzano noi non li chiamiamo imprenditori ma prenditori,  nel senso che prendono  i soldi e scappano".

Matteo Salvini (1 ottobre 2017)
"È cosa chiara ed  evidente che i sindacati  siano un ostacolo e non difendano più l'interesse  dei lavoratori nella maggior parte dei casi".  

Beppe Grillo  (18 gennaio 2013)
"Eliminiamo i sindacati  che sono una struttura vecchia come i partiti, non c'è più bisogno. Le aziende devono essere di chi lavora".  
Paolo Griseri

(la Repubblica 10 dicembre)