domenica 24 febbraio 2019

Papa Francesco riabilita Cardenal il teologo umiliato da Wojtyla


Riabilitato in extremis, ora che, a 94 anni, è ricoverato in ospedale con una grave infezione renale. Ernesto Cardenal, sacerdote e poeta nicaraguense, uno dei principali promotori della Teologia della liberazione, è stato riabilitato da papa Francesco 36 anni dopo l'umiliazione pubblica subita da parte di Giovanni Paolo II sulla pista dell'aeroporto di Managua. Un'immagine drammatica e diventata storica, a indicare la rottura senza appello Karol Wojtyla con i religiosi ribelli dell'America Latina. Cardenal, che fu tra i protagonisti della rivoluzione sandinista, era all'epoca ministro della Cultura nel primo governo di Daniel Ortega. Quando si inchinò davanti al pontefice per baciargli l'anello, Wojtyla lo respinse e gli puntò il dito indice apostrofandolo: «Prima deve riconciliarsi con la Chiesa». La Santa Sede non tollerava la partecipazione diretta dei religiosi nelle attività di governo. E in quell'esecutivo nato dalla revolución del 1979 ce n'erano addirittura tre: oltre a Ernesto Cardenal, il fratello gesuita, Fernando, all'Educazione, e Padre Miguel D'Escoto a capo della diplomazia. In più, la forte connotazione socialista di quell'esperienza politica era come il fumo negli occhi per il papa polacco che aveva vissuto sotto il gioco del comunismo. Un anno dopo, nel 1984, il papa sospese a divinis Cardenal dall'esercizio del sacerdozio. Una frattura che si ricompone solo ora - rivela El Pais - con una lettera inviata da Jorge Mario Bergoglio al vecchio sacerdote, diventato nel frattempo uno dei più critici oppositori del regime di Ortega. Con un gesto che richiama in modo esplicito quella scena del 4 marzo 1983, il vescovo ausiliare di Managua Silvio José Báez (anche lui in rotta con il governo: nel luglio scorso è  stato picchiato e ferito dalle squadracce di Ortega) ha fatto visita a Cardenal in ospedale e si è inginocchiato al capezzale del suo letto dicendo: «Le chiedo la benedizione come sacerdote della Chiesa cattolica». È l'epilogo di una dolorosa frattura durata troppo tempo. Ma del resto, fin dal momento dell'ascesa di Bergoglio al soglio pontificio, nel marzo del 2013, Cardenal lo ammise in un'intervista: «Mi sento identificato con questo nuovo papa.  È meglio di quanto potremmo aver sperato». Da tempo aveva dovuto abbandonare - suo malgrado - il sacerdozio, si dedicava con successo alla scrittura (ha vinto importanti premi di poesia) e alla scultura. Anche se, a detta di una sua stretta collaboratrice, «ha sempre condotto una vita di contemplazione». Ora, in gravi condizioni in un letto d'ospedale, ha accolto con sollievo la lettera inviata dal Vaticano attraverso il nunzio apostolico. «Ernesto è pronto per andarsene, lo dice spesso, ha scritto la sua amica poetessa Gioconda Belli. «Speriamo che non sia ancora il momento».
Alessandro Oppes

(la Repubblica)