Non chiamatela leggera. La marijuana è una vera droga e prima di legalizzarla bisognerebbe pensarci meglio. Così, dopo anni di sostegno alla liberalizzazione, anche a casa della sinistra americana c'è chi chiede cautela. E’ lo scrittore Alex Berenson, ex giornalista del New York Times, che ha raccolto i dati scientifici sui danni da marijuana in un libro dal titolo quasi provocatorio che gli americani di area Liberal: Tell Your Children. The Truth About Marijuana, Mental Illness, and Violence (‟Ditelo ai vostri figli - La verità su marijuana, malattia mentale e violenza“, Simon & Schuster).
In sè i dati riportati da Berenson non sono sorprendenti, ma questo perché le ricerche vanno tutte nella stessa direzione: l'ultima è uscita il 15 giornale sul Journal of Neuroscience e mostra come nel quattordicenni basti uno spinello al giorno per modificare il volume delle zone di cervello legate all’emotività e alla memoria.
Ma se lo sappiamo così bene, dice Berenson, siamo sicuri di voler andare verso la legalizzazione? «I politici ascoltano gli scienziati solo quando gli scienziati dicono quello che loro vogliono sentirsi dire» commenta oggi. «Ma anche la comunità medica, e in particolare la sanità pubblica, è stata troppo silenziosa sui pericoli del consumo di marijuana mentre questo prendeva piede».
Insomma, tutti i colpevoli di lassismo, e tutti più o meno sobillati da una lobby pro cannabis che negli ultimi vent’anni ha cercato di far passare l'idea che l'erba sia pressoché innocua.
Una droga ”leggera “ appunto, ricreativa. Questo ha a dispetto del fatto che gli scienziati continuassero a pubblicare ricerche in cui si mostra e si conferma, con i modelli animali, con le neuroimmagini e con l’epidemiologia, come l'assunzione di cannabis peggiori la memoria, l'orientamento, le capacità cognitive, come dia dipendenza e come sia dannosa per la salute mentale e probabilmente non soltanto.
Altre ricerche scientifiche, prosegue Berenson, hanno mostrato che la legalizzazione porta inevitabilmente a una crescita del numero degli utilizzatori: «Le droghe illegali si diffondono sempre meno di quelle legali. Intanto perché nessuno vuole rischiare l'arresto, e poi perché una droga illegale in genere è meno accessibile e più costosa ».
Perciò Berenson chiede di ripensarci, in fretta. «Sono a favore della depenalizzazione, sia chiaro. Quaranta milioni di americani usano cannabis e non possiamo spedirli tutti in galera. Però si deve puntare a ridurre quel numero». Per esempio non diffondendo l'idea che le canne siano privi di conseguenze tanto che lo Stato ti permette liberamente di fartele.
Intanto la marijuana è legale in Alaska, Colorado, Nevada,Oregon, Washington, Vermont, Maine, Massachusetts, California e Michigan. E i governatori del New Jersey e Stato di New York hanno annunciato che i loro stati si aggiungeranno alla lista quest’ anno. Quanto all'italia, nel 2016 abbiamo reso legale la cosiddetta cannabis light, definita sulla base della concentrazione di principio attivo (il Thc): deve essere inferiore allo 0,2 per cento. Il Consiglio Superiore ha dato parere negativo ma il mercato è fiorente e c’è un nuovo disegno di legge, depositato dal senatore Cinque Stelle Matteo Mantero, per allargare la legalizzazione di coltivazione, lavorazione, vendita e uso di cannabis e derivati, portando la percentuale legale di Thc all’1 per cento.
Qui serve una parentesi tecnica. «Una costante in questo campo è che se a guidare il mercato è solo il profitto la droga diventa più potente» sintetizza Gaetano Di Chiara, farmacologo, professore emerito dell'Università di Cagliari. «Quando sono andato a fare ricerca negli Stati uniti, nei primi anni Settanta, la concentrazione di Thc nella marijuana in circolazione non superava l’1 per cento. negli anni Il mercato è cresciuto e sono state selezionate varietà sempre più forti e adesso girano infiorescenze di marijuana che arrivano al 20- 25 per cento. Non solo: il Thc può essere estratto è concentrato per ottenere una pasta contenente fino al 70-90 per cento. Sono bombe, altro che droghe leggere». In questo panorama sono entrati i cannabinoidi sintetici: molecole prodotte in laboratorio e vendute in soluzione, da inalare in dispositivi tipo sigarette elettroniche o da spruzzare su erbe qualsiasi. Sono molecole analoghe a quelle della cannabis, ma molto più potenti, e spesso sono tagliate con sostanze tossiche o con altre droghe che chissà.
Ora, il Thc fa male, lo lo abbiamo detto, ma va precisato che danneggia soprattutto una categoria di consumatori: gli adolescenti. E’ stato dimostrato che il cervello in maturazione è sensibilissimo e, anche senza le bombe di Thc sintetico «alla lunga un uso importante di cannabis porta a uno scadimento generale del quoziente intellettivo » puntualizza ancora Di Chiara. e sono soprattutto i giovani a consumare cannabis: in Italia le statistiche dicono che nella fascia 15-24 più di una persona su cinque fuma almeno una volta al mese.
Per gli esperti c'è un pericolo in più, ormai assodato: «L'uso di cannabis è uno dei fattori di rischio principali per l'esordio psicotico» afferma con decisione Stefano Vicari, primario di neuropsichiatria infantile all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Tra chi fa uso di cannabis l'età di insorgenza di una malattia come la schizofrenia è anticipata di due anni: «Con il cannabinoide la transizione dai primi sintomi alla malattia conclamata si fa più rapida e meno gestibile, è il rischio di una cronicizzazione diventa molto più alto». Chi lavora nei pronto soccorso psichiatrici ha notato il cambiamento del mercato della droga nella maniera più drammatica: ⟪Sono aumentati i ricoveri per esordio psicotico legato all'uso di cannabis, e si è decisamente abbassata l'età dei pazienti, scesa a dodici, tredici anni».
L'obiezione potrebbe essere che, se vogliamo parlare di legalizzazione, riguardando questa i maggiorenni, gli adolescenti non dovrebbero entrare nel discorso, ma anche qui la questione è sottile. Per esempio: alcol e sigarette oggi in Italia non possono essere venduti ai minorenni, ma ai minorenni non non è vietato il consumo. «Per me, però, trattare la questione come un problema di legalità svia l'attenzione dal problema vero, che è quello della salute mentale e della prevenzione nei giovani » conclude Vicari.
Quindi che cosa si fa? Qui si torna alla politica. Per Francesco Crestani, anestesista e rappresentante italiano dell'International Association for Cannabinoids in Medicine (che propone l'impiego della cannabis come farmaco, «e sia chiaro che non ci sono farmaci per uso voluttuario: stiamo parlando di cose ben diverse»), si tratta di decidere se vogliamo uno Stato paternalistico oppure no: «Allora dovremmo vietare molte cose più pericolose della cannabis, come l'alcool e le gite in montagna». Per Di Chiara invece, come per Berenson, bisogna andarci cauti: «Quello statunitense per noi sarà un esperimento dal vivo, vedremo che cosa succederà» chiosa. «Ma l'analogia con alcool e tabacco, che fanno male ma sono legali lo stesso, non torna. Questi, quando abbiamo capito che facevano male, erano ampiamente diffusi, mentre la cannabis è arrivata qui già come già come droga e oggi sono almeno dieci, vent’anni che ne conosciamo in pericoli. Non possiamo far finta di niente.
Silvia Bencivelli, Il Venerdì 8/02/ 2019