NON CI SONO PIU’ LE CANNE DI UNA VOLTA
E’ sempre diffusissima, ma non è più quella di una volta. Almeno non soltanto. La cannabis sta cambiando, diventa più potente, e talvolta si porta in giro la ‟sorella‟ sintetica, in grado di fare veri disastri. A dirlo sono i dati sui sequestri delle sostanze da parte delle forze dell'ordine, ma lo ribadisce anche chi si occupa di droghe sul campo e vede cosa sta succedendo al mercato, e al rapporto domanda-offerta. «Le canne? A Roma, nelle scuole superiori, il 90 per cento dei ragazzi conosce qualcuno che le fuma. La diffusione è estesissima».
Claudio Cippitelli è uno sociologo, fondatore di Parsec, una cooperativa sociale che si occupa anche di interventi sull'uso delle sostanze e sulle dipendenze. Ha in mano uno studio appena fatto dalla Asl Roma 2, un milione trecentomila assistiti nella zona sud e sud-est della capitale. Circa circa 2.700 ragazzi sono stati intervistati per capire come percepiscono il consumo di cannabis e il rischio connesso. «Per una grande maggioranza di loro fumare le canne è normale. Invece le idee sull'abuso variano molto. Per qualcuno il rischio c'è già con uno spinello al giorno, secondo altri ce ne vogliono addirittura trenta ».
Forse però la cosa più interessante del lavoro di Parsec è quello che dice a proposito dei diversi modi in cui è vissuto il consumo a seconda della zona dove si trovano le scuole. «Nei licei del centro fumare è uno dei tanti modi per divertirsi e stare bene. In periferia, soprattutto negli istituti tecnici, la cannabis è l'unica cosa che permetta di uscire dalla noia della vita quotidiana, l'unica forma di accesso al piacere. Nei professionali praticamente c'è la monocoltura del consumo». L'idea della cooperativa è perciò intervenire facendo capire che ci sono anche altri modi di divertirsi, di passare il tempo libero, sempre sottolineando che l'abuso di sostanze può comunque essere rischioso. «A volte la situazione diventa davvero preoccupante» dice Cipitelli, «ed è quando un ragazzino si fa una o due canne già prima di andare a scuola».
In un mercato così vasto, con una diffusione tanto capillare da non essere scalfita dalle operazioni di polizia, c'è una nuova fonte di preoccupazione, ed è legata all'aumento della potenza di quello che circola. I dati sui sequestri, legati ovviamente al tipo di partite bloccate nei diversi anni, danno un'idea questo cambiamento. Spiega Sabrina Molinaro, coordinatrice dell'area Epidemiologica e promozione della salute dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr: «I derivati della cannabis hanno subito un cambiamento nella loro ‟composizione‟: le analisi eseguite sui campioni delle sostanze sequestrate, riportati dalla relazione al Parlamento sul consumo delle sostanze, mostrano un aumento della purezza : dal 2016 al 2017 la percentuale media di principio attivo presente risulta, per esempio, aumentata del 110 per cento circa, passando dal 7 al 16 per cento per l’hashish e dal 6 al 12 per cento per la marijuana».
E si sono visti anche campioni con concentrazioni elevatissime: pari al 55 per cento per l’hashish e 49 per cento per la marijuana.
Certo le percentuali medie del principio attivo che risultano dai sequestri oscillano molto di anno in anno (per dire, nel 2014, nell’hashish e nella marijuana erano rispettivamente il 10 e il 9 per cento) ma nell'ultimo decennio si nota comunque una tendenza all'aumento.
Cippitelli spiega che questo è legato alle coltivazioni in serra e alla spinta verso una selezione delle piante per avere prodotti ‟migliori ”. «Sarebbe eccessivo dire, come fa qualcuno, che in questo modo si rischia di avere una marijuana cento volte più forte, però quella che circola ora un po' più pesante lo è di sicuro. Penso a certe varietà che sono state coltivate per le prima volta in Olanda come la cosiddetta skunk (puzzola in inglese, visto il suo odore forte, ndr). Al contrario, l'autocoltivazione garantirebbe la produzione di una marijuana a uso personale con un contenuto di principio attivo normale ».
Cippitelli ha una posizione antiproibizionista: «Il divieto non permette di controllare quello che arriva sul mercato, così fa proliferare un'offerta di sostanze più potenti». Tra queste c'è la cosiddetta spice, un mix di sostanze sintetiche e naturali, a volte mescolate alla cannabis, che si legano completamente ai recettori per i cannabinoidi presenti nel nostro cervello, al contrario della cannabis naturale, che si lega solo parzialmente.
«Questo vuol dire che la spice può dare sindromi di tossicità acuta importante, cosa che la cannabis naturale non fa» dice Roberto Baronti, direttore del laboratorio di tossicologia clinica e antidoping della Asl Toscana Centro, che si occupa anche di analisi delle sostanze sequestrate. «In più nella canapa ci sono principi attivi che bilanciano l'effetto di quelli psicotropi». La spice si può fumare, mischiata alla stessa cannabis o ad altre erbe, ma anche assumere in modo diverso. «E questo la rende ancora più pericolosa» spiega Baronti, «perché fumando, bene o male, si capisce subito l'effetto di una sostanza. Se invece, per esempio, mangi un dolcetto a base della stessa droga sintetica non hai alcun controllo su quello che avviene nel tuo organismo ».
Il Cnr di Pisa raccoglie da tempo anche i dati sulla cannabis sintetica. «Tra gli studenti delle superiori, come si vede dall'ultimo studio Espad, più di un terzo (34 per cento) ha usato cannabis almeno una volta nella vita e oltre uno studente su quattro, cioè quasi 700 mila, lo ha fatto nel corso del 2017» dice Molinaro. «Si tratta della sostanza di gran lunga più usata, ma al secondo posto c'è la spice: tra gli studenti il 12 per cento, cioè circa 307 mila, l’ha assunta almeno una volta nella vita e l’8 per cento lo ha fatto nel 2017, per la maggior parte associando anche il consumo di cannabis».
Sarebbe comunque sbagliato, di fronte al largo uso delle tipologie di cannabis naturale più pesanti e di sostanze sintetiche pensare che nessuno voglia più farsi le canne ‟di una volta”, più leggere, da condividere con gli amici ogni tanto. «I ragazzi invece vorrebbero proprio quelle» dice Cippitelli, «il punto è che il sistema dell'offerta delle droghe, il dark web ma anche le piazze, propone prodotti sempre più potenti.
I giovani vengono eterodiretti dal mercato, alcuni non sanno scegliere: a 15-16 anni, se ti offrono della spice dicendo che non hanno marijuana normale, la prendi ». E rischi di farti male.
Michele Bocci, Il Venerdì 8/02/ 2019