TARANTO, L'ESODO GRILLINO COSÌ IL M5S È SCOMPARSO
Giuliano Foschini per “la Repubblica”
Era
giugno del 2017, piena campagna elettorale per le elezioni comunali.
Alessandro di Battista era abbronzato, sul palco teneva sotto braccio il
candidato sindaco del Movimento, Francesco Nevoli. La piazza era
stracolma. «Ma davvero - gridava Di Battista - pensiamo che si uscirà
dalla crisi producendo ancora più acciaio?
Verremo
in massa a Taranto a fare le azioni più drastiche. Chiudiamo il
mostro!». Venti mesi dopo il Movimento 5 Stelle governa il Paese. E "il
Mostro", come lo chiamava Alessandro di Battista, è lì che produce
acciaio. Sempre di più. Tant' è che giovedì le scuole di Taranto sono
state costrette a chiudere: troppo vento, troppe polveri di minerali in
aria, troppo pericoloso per i bambini anche soltanto respirare.
L'
Ilva, o "l' ex Ilva" come la chiamano ora, è rimasta, quindi, con tutti
i suoi veleni.
A scomparire è stato invece il Movimento 5 Stelle - che
alle Politiche, a Taranto, aveva preso quasi il 50 per cento delle
preferenze - che nel giro di pochi mesi ha perso tutti i suoi
consiglieri comunali: hanno lasciato il Movimento entrambi gli eletti,
prima Massimo Battista che è rimasto in consiglio come indipendente.
E
poi Francesco Nevoli, il candidato sindaco sconfitto, che si è dimesso
nei giorni scorsi.
In consiglio comunale subentrerà la terza più
suffragata che però ha già lasciato i 5 Stelle. «Pagano le promesse
tradite» spiega Battista, operaio Ilva e rappresentante del sindacato
Liberi e Pensanti, l' ala più oltranzista che ha sempre chiesto la
chiusura della fabbrica. Trovando sponda nel Movimento.
E
invece una volta al governo Luigi Di Maio ha firmato la vendita del
siderurgico ad Arcelor, senza riconvertire o chiudere l' area a caldo
come promesso.
Michele Riondino, l' attore tarantino ora al cinema con
Un' avventura, è sempre stato in prima linea al fianco di Liberi e
Pensanti e del Movimento. Ora non lo è più. «In tutta Italia - spiega -
Di Maio & Co vogliono far passare l' idea che la questione
Ilva-Arcelor-Mittal è chiusa con un accordo a favore dei tarantini e dei
lavoratori. Ma la realtà viene a galla e lo scioglimento del Movimento
in consiglio comunale prova esattamente che il soggetto politico che ha
promesso la chiusura delle fonti inquinanti e la bonifica del territorio
ha definitivamente perso tutto il consenso raccolto». «Non è il governo
del cambiamento ma del tradimento» urlavano in piazza gli ambientalisti
dopo la cessione ad Arcelor.
«Siete
morti qui a Taranto, è la vostra fine. Ci avete tradito!», gridava una
manifestante. Di Maio aveva annunciato che sarebbe venuto a Taranto per
spiegare. E invece non si è visto. Non è andato a Melendugno per dire
perché la Tap non si doveva fare e invece si è fatta. Nessuno si è fatto
vedere per spiegare il cambio di posizione sulla Xylella, vera peste o
invenzione delle multinazionali?
Intanto gli elettori si sentono spersi,
i consiglieri lasciano: Monica Altamura, candidata sindaco di San
Giorgio Jonico, ha lasciato perché «non sapevo più cosa dire ai miei
elettori». I parlamentari tarantini del Movimento, ben 5, sono stati
costretti ad andare via da una manifestazione scortati, loro che delle
piazze erano sempre stati gli animatori. «Io insisto» spiega una di
loro, l' onorevole Rosalba de Giorgi, «nel dire che non è vero che la
riconversione industriale di Taranto è stata messa da parte.
Stiamo
cercando di salvaguardare le esigenze legate all' occupazione e quelle
dell' ambiente. Non è semplice, non si può ottenere tutto e subito. È
necessario avere un po' di pazienza». Contrordine quindi, Dibba: nessuna
venuta in massa, nessuna azione drastica. Serve pazienza.
La Repubblica 16/02/2019