lunedì 18 febbraio 2019

UN NUOVO UMANESIMO

(E’ necessario) un mutamento culturale… (il) passaggio da una civiltà che aveva assunto la competizione come molla del suo stesso sviluppo, ad una civiltà dell’apertura dell’uomo all’uomo… della collaborazione… della solidarietà…
(Se vuoi la pace prepara la pace, atti del convegno nazionale di Testimonianze 1981)

….l’uomo, armato del fuoco nucleare, ha…. esclusivamente nelle sue mani i mezzi della totale autodistruzione.
La crescita dell’organismo nucleare… si ripercuote nella coscienza collettiva e la getta in balia della sindrome della paura della fine.
….da qui la ferocia sacra dell’uomo… (che ha l’illusione) di poter scongiurare la morte identificando la sua minaccia con un nemico….
L’unica via di salvezza è che l’uomo si riconcili con la propria morte… conviva con essa come con il proprio limite, con la propria fragilità creaturale. E’ da questa riconciliazione interna tra vita e morte che (nasce) un rispetto quasi tremebondo per tutto ciò che vive.
Accettando la propria finitezza… l’uomo trova il primo senso di sé nel trascendere se stesso per mettersi al servizio dell’umanità.
….dalla consapevolezza della necessità di questa transizione (nasce il nuovo umanesimo)….
Il tratto essenziale del nuovo umanesimo è la fede nell’uomo e precisamente la fede nella possibilità di abbandonare l’età delle guerre… la fede nell’uomo non è dunque una virtù mistica, è una virtù razionale, vorrei dire laica….
(L’uomo planetario)

(Come si prefigura) un pacifismo di nuovo tipo…. la pace…. non va pesata sulla fede religiosa (o altra)… ma su ciò che negli uomini è comune, sulla loro natura razionale, la cui voce è la coscienza.
(Se vuoi la pace prepara la pace, atti del convegno nazionale di Testimonianze 1981)

….l’etica si rivela per quel che è, la vera “religione naturale”… con la quale dovranno misurarsi le cosiddette religioni positive…
L’organo della nuova religione naturale, destinata ad accomunare gli uomini di ogni credenza, è, per usare una bella espressione di Gandhi, la “piccola silenziosa voce della coscienza”.
La voce della coscienza è la voce dell’uomo nascosto che abita, come principio di unificazione trascendente, dentro la molteplicità dell’uomo edito, con le sue morali, le sue religioni, le sue ideologie.
Nella nostra cultura si è soliti considerare la coscienza come il pronunciamento pratico della ragione, tenendo in ombra la sua vera prerogativa, che è di creare sulla spinta inesauribile del trascendimento, risposte nuove a situazioni nuove.
(E. Balducci, “La terra del tramonto” pag. 172-174)