"Ci avete presi in giro" i No Tav rompono con i Cinque Stelle
Una
settimana di riflessioni, mezze frasi, dubbi. Poi l’anatema: il
movimento No Tav di fatto rompe il sodalizio con il Movimento 5 Stelle e
l’ho fa attraverso uno dei suoi leader storici, Alberto Perino. Dopo
per letto i documenti con cui Telt ha avviato i bandi per 2,3 miliardi
di appalti sul versante francese della Torino-Lione Perino è partito
all’attacco: «Ecco la presa per i fondelli del popolo e dei parlamentari
No Tav». Allude a «quella che è stata argutamente definita “la mossa
del cavillo” di Virano e Conte per far partire il Tav come vogliono
tutti, M5s compreso. Laura Castelli insegna molto bene». È durissima la
lettera inviata a un gruppo di parlamentari e attivisti grillini:
«Attenti signori a 5 stalle, tenete in vita artificialmente il governo
gialloverde calpestando i vostri principi fondatori, prendendo in giro
voi e chi ha creduto in voi, per paura di perdere (forse) la poltrona.
Dopo le elezioni e il vostro tonfo verticale sarà Salvini a sfasciare il
governo e voi sarete cancellati"
Perino
imputa al Movimento 5 Stelle di non aver rimosso i principali nemici
dei No Tav: il direttore generale di Telt Mario Virano e il commissario
Paolo Foietta. E accusa esplicitamente la vice ministro all’Economia
Laura Castelli, considerata tra i registi dell’operazione. Ma per certi
aspetti sbaglia: Virano è saldo al suo posto, Foietta invece è stato
cacciato senza troppi complimenti. In ogni caso il vero bersaglio sembra
essere proprio il direttore di Telt, di cui anche i Cinque Stelle
torinesi hanno ripetutamente chiesto l’allontanamento: «Continuate a
illudervi che bloccherete il Tav mentre, grazie ai consigli di Virano,
avete perso l’ultimo treno per fermarlo senza dover passare da un voto
in Parlamento: potevate bloccare i bandi perché violano il trattato
internazionale. Ve l’avevamo detto e scritto in tutte le salse ma avete
voluto ascoltare Virano invece che i No Tav».
Ora,
dopo giorni di confronto le aperture di una settimana fa sembrano
vecchie di un secolo. Per i No Tav - e non solo per loro - aver fatto
partire i bandi equivale a un via libera all’opera, perché bloccarla
adesso è quasi impossibile. E la speranza lascia spazio alla rabbia:
«Noi non abbiamo governi amici», chiude Perino, «siamo abituati alle
fregature, ma voi sparirete dal Parlamento e dalla scena politica
italiana».
Andrea Rossi La Stampa 16/03