lunedì 11 marzo 2019

ELOGIO DELLA FOLLIA


BENVENUTA, UTOPIA! - 3
Diritti e doveri
Spesso, quando si parla di diritti, è facile sentirsi rispondere, soprattutto da una certa parte, che ci sono prima di tutto dei doveri. Ricordiamoci che, quando viene al mondo, ogni essere umano ha soltanto dei diritti: il diritto alla vita, alla salute, al nutrimento, alla sicurezza, all'affetto, all’uguaglianza e alla libertà. Solo così può imparare che i suoi simili hanno gli stessi diritti e quindi il proprio ‟dovere“ di rispettarli.
  Chi è cresciuto senza diritti non può aver elaborato il senso del dovere  e, se è sopravvissuto sperimentando unicamente la fame, la miseria e il sopruso, difficilmente potrà capire che per altri non sia così. È un elementare principio di psicologia evolutiva, di cui deve tenere conto una società che pretende di essere civile e, soprattutto, i responsabili dell'organizzazione della sua convivenza.
 La considerazione del gruppo umano in cui nascono forma nei bambini e delle bambine la consapevolezza del proprio ‟valore“ e l'approvazione o la disapprovazione dell'ambiente educa il senso morale, indicando ciò che è bene e ciò che è male; è la legge del comportamento socialmente ammissibile che stabilisce i diritti e i doveri.
  La gente ‟per bene“ è quella che ha potuto sperimentare sulla propria pelle il riconoscimento dei fondamentali diritti e quindi ha elaborato il senso dei propri doveri e gode dell’approvazione del gruppo di appartenenza; in genere è gente che fino alla pubertà ha mangiato a sufficienza, ha goduto della protezione di una famiglia, ha potuto sperimentare l’appartenenza a un gruppo di eguali con cui misurarsi; essa costituisce il modello sociale e morale di riferimento: ma per chi?
  Per una stretta minoranza, visto che la maggioranza dei bambini e delle bambine non ha goduto di quei diritti e quindi non ha interiorizzato quella‟scala di valori“, per cui il linguaggio della nostra ‟legge“ risulta estraneo, provenendo da un pianeta che non è il loro; quando diciamo ‟prima rispettino le nostre leggi“, non ci rendiamo conto che sono arrivati qui proprio a causa delle nostre leggi: il colonialismo, lo sfruttamento dei deboli, le nostre guerre ‟umanitarie“, il lavoro nero, il nostro concetto di ‟sovranità“ che ha inventato  una spartizione del LORO territorio in base a una carta topografica a loro sconosciuta, per cui il novanta per cento della popolazione mondiale deve comportarsi secondo le leggi stabilite dal restante dieci. Ma c'è qualche utopista che non pensa di arrendersi alla forza di gravità e oggi lo può dire. Approfittiamone.
  Benvenuta, Utopia, sei la nostra bilancia e la nostra bussola; e la Follia il nostro carburante.

 Gianfranco Monaca, Tempi di fraternità, marzo 2019