domenica 10 marzo 2019

Le parole per dirlo
"Dovremmo barattare la nostra accetta con uno scalpello di piume d'angelo" (J. Druel)

Oggi è sabato. Sono andato da "Il Negozietto" a comprare qualcosa per pranzo. Sono arrivato in orario di chiusura. Prendo l'insalata, le uova, il caffè e chiedo del pane. È finito! Ripiego sui grissini, ma la signora mi porge del pane. Dice: "È quello che avevo messo da parte per il nostro pranzo, tenga". Resto senza parole ed insisto sui grissini. Ma lei è risoluta. Ed accetto con piacere. Ora, in casa, mi torna alla mente questo gesto sorprendente. Poteva benissimo vendermi i grissini, ma ha rinunciato al pane per farmi un piacere. Ecco la bellezza dei piccoli negozi! Oltre al commercio si possono creare relazioni. Anzi, dentro il commercio si creano legami. Nei supermercati è diventato impossibile. Giri anonimo in un locale enorme. Tra mille scaffali. Ed esci anonimo, dopo aver pagato ad una commessa sconosciuta. Funzionano benissimo, ma nel completo anonimato. Luoghi funzionali, senza relazioni. Ricordano la nostra società, sempre più efficiente, sempre più frenetica, sempre più anonima. Il piccolo negozio, invece, crea famigliarità. Non sei un numero, sei una persona. Così, tra persone, può addirittura succedere un gesto come quello del pane. Piccolo gesto, ma carico di significato. Dice: "Non basta funzionare per vivere". Bellissimo messaggio. Ci invita a costruire una società più umana. Spesso riduciamo la società ad una macchina. La guardiamo funzionare, ne lodiamo gli ingranaggi, ci esaltiamo per la crescita dell'efficienza. Ed alla fine abbiamo occhi incapaci di cercare l'umanità nella scuola, nell'ospedale, nei negozi, nelle chiese. Così cresce il vuoto in noi e attorno a noi. Trattiamo la società come tronco da segare per produrre legna da ardere e non come un tronco da cui ricavare una meravigliosa scultura. "Dovremmo barattare la nostra accetta con uno scalpello di piume d'angelo". Abbiamo bisogno di tirar fuori, con uno "scalpello di piume", la bellezza dell'umano: la relazione, la gentilezza, il rispetto delle diversità, le emozioni, la creatività, la comprensione, la gratuità, il servizio, la ricerca di un mondo più giusto, un senso al nostro vivere, una speranza.
Ora sto cuocendo le uova. In genere le faccio al tegamino. Oggi le ho messe a bollire. Di colpo mi ricordo mia mamma che diceva: "Per una giusta cottura recita dieci Ave Maria da quando l'acqua inizia a bollire". Effettivamente sono cotte al punto giusto. Ed in più ho riempito il tempo morto dell'attesa con un momento di preghiera. Un modo simpatico di "cesellare" il tempo non con l'accetta ma con uno "scalpello di piume d'angelo". Sarebbe bello esser capaci di tirar fuori da ogni istante qualcosa di bello, di umano. Lo scalpello di piume d'angelo è stato regalato a tutti. Ricordiamoci di usarlo!
Derio Olivero, vescovo di Pinerolo

(L'Eco del Chisone, 27 febbraio)