martedì 23 aprile 2019

A.N.P.I.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Sezione di Racconigi


 Perché ricordare ancora il 25 Aprile
 di Pierfranco Occelli, Presidente Sezione A.N.P.I. di Racconigi

È questo il primo 25 Aprile che celebriamo senza la presenza di testimoni diretti: l'ultimo partigiano, Marinetti, ci ha lasciati nel luglio scorso; gli altri se ne sono andati prima; anche in provincia i superstiti si possono contare sulle dita delle mani. Viene da pensare cosa rimane oggi del loro sacrificio, della loro testimonianza. "forse il cuore ci resta, forse il cuore …." scrive un grande poeta. Mi permetto di aggiungere che qui a Racconigi, come altrove "resta" qualcosa in più: il loro impegno, il loro esempio.
È anche per questo che oggi, a 74 anni da quel giorno glorioso, non importa se sia stato il 25 o il 24 o il 26 o, come a Racconigi, il 29, è doveroso chiederci quale possa essere il modo migliore non solo per festeggiare il 25 aprile, ma per mettere in luce ed attualizzare i principi ed i valori della Resistenza.
Certo, la memoria innanzitutto: dei fatti, dei luoghi, delle battaglie, dei caduti, dei martiri, dei torturati, dei fucilati, dei "crocifissi ai pali del telegrafo". Una memoria coniugata con la storia, quindi non retorica, non agiografica, non reticente, perché chi ha scelto la parte giusta non ha comunque nulla da nascondere.
Una memoria che deve essere il più possibile rinverdita, non solo una volta all'anno.
La memoria, dicevo ma non solo. Anche la vigilanza, la denuncia di ogni possibile rigurgito sia esso fascista, antisemita, negazionista o razzista e Dio sa quanti se ne sentono oggi pressoché quotidianamente. E non parlo solamente dei più  smaccati che forse non sono nemmeno i più pericolosi, ma di quelli più subdoli, che fanno leva sulla paura, sul senso di insicurezza, così diffusi di questi tempi e non solo nelle periferie urbane.
E infine, ma non ultima, la difesa di quei valori, di quei principi, di quegli ideali che i partigiani ci hanno lasciato e che si compendiano, oggi come 71 anni orsono, in un unico documento: la Costituzione repubblicana.
È la Costituzione, capolavoro sommo d'intesa tra forze politiche diverse, quando non opposte, nella quale si possono e si debbono riconoscere tutti gli Italiani, purché il loro valore di fondo sia la democrazia; è la  Costituzione che dobbiamo continuamente difendere da qualsiasi attacco, da qualsiasi possibile stravolgimento ancorché abilmente mascherato sotto un alone di modernizzazione. Anzi, forse dovremo ancora batterci perché sia pienamente attuata.
Solo in questo modo, non fermandoci ad una data, ma dando luogo a manifestazioni nell'intero arco dell'anno, a parer mio, potremo tenere alti i valori che i partigiani ci hanno lasciato.
Quanto alla giornata del 25 Aprile vera e propria, perché magari non ritornare a quello che fu negli anni immediatamente successivi alla Liberazione, tra il 46 e il 48: una grande festa di popolo con canti,  balli e tavolate? Sarebbe forse un modo per andare oltre le celebrazioni istituzionali, che giocoforza rischiano di essere un po' troppo paludate.

(da Insonnia n. 112, mensile di Racconigi, pagg. 1,2 - aprile 2019 - contatti@insonniaracconigi.it)