Negli
ultimi 15 anni, con la chiusura delle frontiere europee, il viaggio di
molti migranti provenienti dai paesi dell'Africa Subsahariana si è
fermato in Marocco.
"Queste persone
stanno facendo rinascere il cristianesimo nel paese. Sia attraverso le
chiese riconosciute dalle autorità marocchine (nate durante il periodo
coloniale) sia in modo informale grazie all'azione di gruppi evangelici
che si radunano intorno a un pastore" spiega il fotografo Malik Nejmi
che tra il 2017 e 2018 ha documentato il fenomeno. Il cristianesimo in
Marocco coinvolge meno dell'1% della popolazione. I fedeli sono
soprattutto stranieri: oggi gli immigrati Subsahariani costituiscono i
due terzi della comunità cristiana. Soprattutto a Rabat e a Casablanca
si è creata una rete di Églises de maison, chiese allestite dentro le
case, dove decine di fedeli si ritrovano per pregare raccontare la
propria esperienza e spesso vengono eseguiti riti di guarigione
esorcismo.
"Sono stanze al piano terra
molto piccole, attrezzate con sedie di plastica, una scrivania e dei
ventilatori. Nonostante la precarietà di luoghi e persone che spesso
sono senza documenti, le comunità religiose resistono mantenendo una
forte identità" spiega Nejmi.
Malik Nejmi è un fotografo franco marocchino nato nel 1973
Internazionale 14 giugno 2019