giovedì 20 giugno 2019

FEDE PRIVATA

In Marocco gran parte della popolazione è musulmana sunnita. La costituzione del paese riconosce la libertà religiosa, ma secondo alcuni articoli del codice penale chi è sospettato di voler convertire un musulmano a un'altra fede rischia fino a tre anni di carcere. 
Negli ultimi 15 anni, con la chiusura delle frontiere europee, il viaggio di molti migranti provenienti dai paesi dell'Africa Subsahariana si è fermato in Marocco. 
"Queste persone stanno facendo rinascere il cristianesimo nel paese. Sia attraverso le chiese riconosciute dalle autorità marocchine (nate durante il periodo coloniale) sia in modo informale grazie all'azione di gruppi evangelici che si radunano intorno a un pastore" spiega il fotografo Malik Nejmi che tra il 2017 e 2018 ha documentato il fenomeno. Il cristianesimo in Marocco coinvolge meno dell'1% della popolazione. I fedeli sono soprattutto stranieri: oggi gli immigrati Subsahariani costituiscono i due terzi della comunità cristiana. Soprattutto a Rabat e a Casablanca si è creata una rete di Églises de maison, chiese allestite dentro le case, dove decine di fedeli si ritrovano per pregare raccontare la propria esperienza e spesso vengono eseguiti riti di guarigione esorcismo. 
"Sono stanze al piano terra molto piccole, attrezzate con sedie  di plastica, una scrivania e dei ventilatori. Nonostante la precarietà di luoghi e  persone che spesso sono senza documenti, le comunità religiose resistono mantenendo una forte identità" spiega Nejmi.

Malik Nejmi  è un fotografo franco marocchino nato nel 1973 

Internazionale 14 giugno 2019