mercoledì 11 settembre 2019

Arricchiti dalle diverse fedi degli altri

Il modo che io ho scoperto, avendo ascoltato i testi sacri dell'ebraismo nel contesto delle tragedie del XX secolo e delle insicurezze del XXI, è il seguente: la verità fondamentale del monoteismo è che Dio trascende le particolarità delle culture e i limiti della comprensione umana. Egli è il mio Dio, ma è anche il Dio di tutta l'umanità, anche di coloro i cui usi e modi di vivere sono diversi dai miei. Con ciò non significa che vi siano molti dèi.
Questo sarebbe politeismo. E nemmeno che Dio avalli ogni atto compiuto in suo nome. Al contrario: un Dio sia tuo sia mio deve essere un Dio di giustizia che si erge sopra tutte e due e ci insegna a dare spazio all'altro, ad ascoltare le richieste dell'altro e a trovare soluzioni eque. Solo un Dio di questo tipo sarebbe veramente trascendente, più grande non solo dell'universo naturale ma anche dell'universo spirituale, in grado di essere compreso in qualsiasi lingua umana, da qualsiasi punto di vista. Solo un Dio di questo tipo potrebbe insegnare all'umanità a giungere alla pace per strade diverse dalla conquista e dalla conversione, come a un qualcosa di più nobile di una necessità pratica. Ma che tipo di fede sarebbe? Sarebbe come essere al sicuro in casa propria eppure commossi dalla bellezza di luoghi stranieri, sapendo che sono la casa di qualcun altro, non la mia, ma sempre parte della gloria di un mondo che è nostro (...). Sarebbe come sapere che io sono una frase nella storia del mio popolo e della mia fede, ma che vi sono altre storie, appartenenti a vite legate tra loro in comunità, ciascuna parte della storia delle storie che è il racconto della ricerca di Dio da parte dell'uomo e della chiamata di Dio all'umanità. Chi è fiducioso nella propria fede non si sente minacciato ma arricchito dalle diverse fedi degli altri. Nel pieno delle nostre numerose insicurezze, ora abbiamo bisogno di questa fiducia.".

Jonathan Sacks, La dignità della sofferenza, Editori Garzanti, pagg. 77-78