mercoledì 11 settembre 2019

COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 15 SETTEMBRE


Quando Dio fa festa
Luca 15, 1 -32
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". Allora Egli disse loro questa parabola:
" Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finchè non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, và a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perchè ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finchè non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perchè ho ritrovato la dramma che avevo perduta. "Così vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".
Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perchè questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perchè lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre. Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i suoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perchè questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".
Siamo di fronte a tre parabole, tra le più note, ma il filo conduttore è uno solo.
Due di esse sono presenti solo nel Vangelo di Luca (8 - 10, e 11 - 32). La terza, quella della pecora perduta e ritrovata, compare anche in Matteo con alcune varianti: si tratta della pecora "smarrita" e poi ritrovata.
L'evangelista colloca le parabole in risposta al mormorìo e alla protesta di chi accusa Gesù di "accogliere i peccatori e mangiare con loro".
Del resto è del tutto probabile che proprio questa prassi quotidiana di Gesù abbia suscitato scandalo ed opposizione.
Gesù non si lancia in un'invettiva nè si attarda in disquisizioni. Egli è il poeta, il cantore dell'amore di Dio.
Con il suo comportamento e con le sue parole si sforza di aiutare i suoi ascoltatori e le sue ascoltatrici ad "immaginare", a "riscoprire" come Dio ama.
Sostanzialmente, si tratta, rivedendo criticamente i "titoli" che sono stati dati a questa pagina evangelica, di tre parabole della gioia.
La pecora e la moneta ritrovate
E' pazzo quel pastore che, perduta una pecora, lascia nel deserto le altre novantanove finchè non abbia ritrovata quell'una che manca all'appello. Il rischio è di ritornare e non trovare più le novantanove oppure di vederle dimezzate. Ma chi lo assicura che l'avrebbe trovata?
Ma è ancora più pazzo, fuori di sè per la gioia quando ritorna con la pecora "perduta" sulle spalle e, quasi senza badare a tutte le altre, giunge al villaggio e invita amici e vicini per la festa......
Perchè tutta questa iniziativa, questa straordinaria allegria? "la mia pecora era perduta e ora l'ho ritrovata".
La fatica e l'ansia non contano più......
Conta solo il "ritrovamento". Così, dice Gesù, è Dio: Egli è il ricercatore dei perduti più che il custode dei garantiti.....
E' un Dio "parziale", che fa delle parzialità. E' tutto "spostato" sul versante della ricerca di chi si è perduto.
Che "pugnalata al cuore" per i "pii" e i buoni di tutti i tempi. Che capovolgimento delle nostre vite personali, delle nostre chiese e delle nostre società che, anzichè cercare i perduti, li dichiarano "impuri" e così li abbandonano.
E la dramma o moneta perduta che cosa potrà fare senza questa donna che accende la lanterna, spazza tutta la casa e cerca con cura finchè non l'abbia trovata? Essa giacerebbe là in un angolo, tra la polvere e i rifiuti......
Lo zelo amoroso di questa donna fa pensare a Dio, è l'immagine della "passione" con cui Dio cerca chi è perduto.
Il paradosso annacquato
Era così difficile accettare questo Dio dei perduti, che mette tutto il suo cuore e la sua inventiva per cercare chi è perduto che già all'inizio del secondo secolo, quando fu scritto il Vangelo di Tommaso, la parabola della pecora ritrovata fu completamente stravolta.
Il detto 107 recita così: Gesù disse: "Il Regno è come un pastore che aveva cento pecore. Una di queste, la più grassa - la più bella, si smarrì. Egli lasciò le altre 99 e la cercò fino a trovarla. Risolto il suo guaio, disse alla pecora: "Amo più te delle altre 99".
Qui ormai Dio è un pastore che cerca la pecora più grassa, più sana, più bella.
L'insegnamento di Gesù è totalmente travisato e si dà l'idea di un Dio che parteggia per i migliori,..... che premia i buoni, che non è affatto "sovversivo".
Non è più il Dio dei perdenti e dei perduti di cui ci parla Gesù e che lo stesso comportamento quotidiano del Nazareno impersonava.
Il padre accogliente: la felicità di Dio. 
La parabola del "figliol prodigo" è forse la più provocatoria di tutto il Vangelo. Come si può organizzare una simile festa, mettere in soqquadro tutto il lavoro della cascina e fare il girotondo attorno a questo figlio sciagurato che ne aveva fatte di cotte e di crude? Musica, feste, danze, vitelli grassi: che trambusto è mai questo festeggiare un delinquente che ha dissipato i beni e sporcato il nome di una famiglia perbene?
Nessuno se lo spiega, tantomeno il fratello saggio che se ne arriva dai campi dopo la consueta giornata di lavoro.
Per Gesù questa è la pazzia di Dio. Ama talmente il figlio perduto da correre il rischio di "perdere" il figlio buono, laborioso, fedele.
Dio, come questo padre, ci dice Gesù, è travolto dalla gioia del ritrovamento, perde il senso della logica e della misura, dà libero sfogo al suo cuore, non mette condizioni.......
E' straordinariamente espressivo il dialogo del padre con il figlio che ritorna dai campi.
Egli vuole ricomporre la famiglia senza dividere in buoni e cattivi: "L'amore di Dio come perdono trionfa sul passato dell'uomo e, come invito alla festa comune, trionfa anche sulla giustizia dell'uomo. La parabola, insegnando a colui che era perduto a ritornare al Padre, diventa essa stessa un evento dell'amore divino. e se riesce a distogliere il figlio adirato dalla sua giustizia, anche per lui diventa Vangelo, bella, gioiosa notizia. L'amore di Dio vuole riunire entrambi i perduti nella festa dell'amore" (Hans Weder).
Possiamo ancora aggiungere che Dio si fa vicino a noi nei giorni della nostra "perdutezza" e, al tempo stesso, ci aiuta a farci più prossimi gli uni agli altri nel riconoscimento di un amore che tutti ci accomuna e di un perdono di cui tutti, "casalinghi o fuggiaschi", abbiamo ugualmente bisogno.
O Dio,
aiutami a sovvertire i miei parametri mentali,
le mie barriere,
le mie catalogazioni.
Aiutami a scoprire la gioia del far posto  agli altri nella mia vita quotidiana.