La disfida che continua nel Mediterraneo tra Lampedusa, Roma, Malta e le capitali europee ci ripropone una grande verità che si è cercato in tutti i modi in questi anni di nasconderci e di farci dimenticare: la grandezza e la decisiva forza della politica nel determinare le nostre vite.
È un grande dramma
quello che si sta consumando sulla pelle di fuggiaschi, profughi,
naufraghi, ma questo dramma è politico. È molto importante
riconoscere la politica dove c’è. È politica il decreto-sicurezza
di Salvini che viola la Costituzione, è politica Mattarella che lo
firma, è politica Carola Rackete che entra nel porto di Lampedusa, è
politica la Guardia di Finanza che fa ostruzione occupando
pericolosamente la banchina, è politica che il parroco e gli
abitanti dell’isola accolgano i migranti a braccia aperte, è
politica gli insulti alla comandante arrestata, è politica che le
ONG continuino a salvare naufraghi e a forzare i porti, è politica
che i non salvati anneghino restando per sempre ignoti, è politica
che continui il braccio di ferro tra terra e mare, che l’Europa si
chiuda nella linea del rifiuto e l’Italia nella linea “della
fermezza”, è politica, e cattiva politica, che nonostante tutto
questo, il governo non cada in Parlamento, è politica che il papa e
tutta la Chiesa celebri pregando l’anniversario della visita a
Lampedusa, inaugurale del pontificato. Tutto questo è politica, la
grandezza, la libertà, la dignità, la carità, la spietatezza, la
forza decisiva della politica. Ed è del tutto evidente che in questa
partita non sono in gioco solo centinaia di vite gettate nel mare, ma
è in gioco il nostro onore, l’anima del nostro Paese e la sua fama
nel mondo, è in gioco l’essere o non essere dell’Europa, è in
gioco il principio di eguaglianza di tutti gli esseri umani, è in
gioco il dilaniamento o l’unità dell’intera famiglia umana e, in
ultima istanza, data la crescita esponenziale del fenomeno, sono in
gioco la guerra e la pace, e lo stesso destino del mondo. I nostri
figli!
E in tutto questo il popolo sovrano dov’è? Dove sono i cittadini che devono concorrere a determinare la politica nazionale? Sono sul divano spettatori di sterili logorree televisive, di tweet arroganti e invasivi, frastornati e impotenti; oppure, sedati dal virus del disprezzo della politica e delle sue “caste”, voltano la testa dall’altra parte aspettando, senza più neanche volerlo sapere, che le cose accadano. Gli sono caduti o gli sono stati tolti dalle mani gli strumenti con cui combattere, i partiti, gli unici che concorrono davvero, a norma di Costituzione a determinare le decisioni finali.
È stato un preciso disegno dei poteri vincitori della corsa agli armamenti e della guerra fredda combattuta sul filo del rasoio del terrore atomico, quello di spegnere la politica, estirparla fin dalle radici della coscienza comune, demolire tradizioni venerande, chiudere e distruggere partiti perché, alfine, globalizzato il mondo, dominasse incontrastato il danaro, col suo trono, la sua corte, le sue caste, i suoi araldi, i suoi sigilli: il Mercato.
Tutto questo ci suggerisce e ci ricorda la partita politica su cui si sta giocando il nostro futuro, nel Mediterraneo e non solo. Con un solo avviso: tornare alla politica, ricostituire i partiti, riprendersi il diritto e il dovere di decidere.
E in tutto questo il popolo sovrano dov’è? Dove sono i cittadini che devono concorrere a determinare la politica nazionale? Sono sul divano spettatori di sterili logorree televisive, di tweet arroganti e invasivi, frastornati e impotenti; oppure, sedati dal virus del disprezzo della politica e delle sue “caste”, voltano la testa dall’altra parte aspettando, senza più neanche volerlo sapere, che le cose accadano. Gli sono caduti o gli sono stati tolti dalle mani gli strumenti con cui combattere, i partiti, gli unici che concorrono davvero, a norma di Costituzione a determinare le decisioni finali.
È stato un preciso disegno dei poteri vincitori della corsa agli armamenti e della guerra fredda combattuta sul filo del rasoio del terrore atomico, quello di spegnere la politica, estirparla fin dalle radici della coscienza comune, demolire tradizioni venerande, chiudere e distruggere partiti perché, alfine, globalizzato il mondo, dominasse incontrastato il danaro, col suo trono, la sua corte, le sue caste, i suoi araldi, i suoi sigilli: il Mercato.
Tutto questo ci suggerisce e ci ricorda la partita politica su cui si sta giocando il nostro futuro, nel Mediterraneo e non solo. Con un solo avviso: tornare alla politica, ricostituire i partiti, riprendersi il diritto e il dovere di decidere.
Raniero
la Valle da Qualevita 183