Una donna celebra il funerale
La prima volta in Val Pusteria

ROMA. «Non conta chi l'abbia mosso, l'importante è che il passo sia stato compiuto». Christine Leiter è la prima donna che ha celebrato un funerale in Italia, e questo ha provocato una notorietà difficile da sopportare per una persona come lei, dedita al bene della Chiesa. Nei mesi scorsi a Sesto in Val Pusteria è stata celebrata una liturgia della parola - non una messa - accompagnata da coro e banda, per dare l'estremo saluto a due persone anziane. Il parroco era impegnato, così Christine si è resa disponibile. Vive a Dobbiaco, provincia di Bolzano, Trentino Alto Adige. È sposata e ha due figli. Ha studiato Teologia allo Studio teologico accademico di Bressanone e si sta diplomando. Presiede l'unità pastorale dell'Alta Val Pusteria - Diocesi di Bolzano-Bressanone – in cui i laici si affiancano ai sacerdoti: raggruppa 13 parrocchie in cui sono attivi circa 25 laici, la maggior parte donne. Christine sta frequentando un corso per la celebrazione di funerali, per aiutare i pochi preti rimasti. E l'assenza del sacerdote ha creato la necessità di una «supplenza» laica: così Christine è andata a parlare con le famiglie delle defunte e si è preparata.
Dopo la cerimonia il suo telefono ha cominciato a squillare in continuazione. Ma questa tenace mamma non ha voluto rilasciare interviste. Per due motivi. Il primo: «Serve rispetto per il lutto». Il secondo: «È vero, una donna che presiede una celebrazione è un grande passo positivo nella e per la Chiesa. Però non conta chi sia, non ha senso puntare i riflettori su di lei, che è una persona a servizio della causa».
A Christine è piaciuto molto quello che ha detto il Papa al summit sugli abusi a febbraio: bisogna integrare la donna «come figura della Chiesa nel nostro pensiero», e pensare la Chiesa «con le categorie di una donna». Ecco, «sono state parole importati, perché indicano la strada da percorrere a tutto il clero». Ma Christine non sta invocando tra le righe la nomina di donne nei posti chiave. Non è questo che conta. Per lei va rafforzata la presenza della donna come figura di riferimento nella rete che sostiene la vita della Chiesa: quella delle parrocchie. – D.A.JR
(La Stampa 14 ottobre)