martedì 26 novembre 2019

IN INDIA IMPOSTO UN TEMPIO AL POSTO DELLA MOSCHEA

India, agli indù il controllo del sito sacro di Ayodhya
La storica vittoria per il premier Modi arriva dopo decenni di scontri con i musulmani

di Raimondo Bultrini

BANGKOK — Con una sentenza che farà storia la Corte Suprema dell’India ha deciso dopo decenni di violenze e contenziosi legali di attribuire agli indù l’utilizzo del sito conteso di Ayodhya, dove secondo l’induismo  sarebbe nato 7000 anni fa il dio Rama. Il luogo fino al 1992 era sede di una moschea e a lungo è stato reclamato dai musulmani. Pur senza prove inconfutabili, i giudici hanno considerato valido il parere di alcuni studiosi sull’esistenza di tracce di un culto induista precedente alla costruzione della moschea di Babri nel XVI secolo.
Se questi pochi ettari di terra su una collinetta dell’Uttar Pradesh sono da sempre sorgente di controversia religiosa, dal 6 dicembre del 1992 sono anche il simbolo della divisione e dell’odio tra la maggioranza degli ortodossi indù e la minoranza musulmana dell’India. Quel giorno di 27 anni fa l’antica moschea venne demolita da folle inferocite al grido di " Jay Ram ", ovvero "Vittoria al dio". Molti tra gli attuali leader del Bjp, il partito del premier Narendra Modi, sono sotto processo per le violenze che seguirono: 2000 le vittime, quasi tutti musulmani.
Fu l’inizio di una catena di stragi su entrambi i fronti ed estesa su tutto il continente. Un anno dopo a Mumbai per ritorsione fanatici islamici incendiarono i cinema dei film di Bollywood: morirono 300 spettatori. Poi nel 2002 in Gujarat diedero fuoco alle carrozze di un treno con decine di pellegrini indu di ritorno da Ayodhya, scatenando una caccia al musulmano casa per casa: bilancio finale ancora incerto tra le 1000 e le 2000 vittime.
Per timore di altri incidenti il verdetto di ieri era stato a lungo rimandato e ad Ayodhya c’erano eccezionali misure di sicurezza. Molte scuole sono rimaste chiuse con 4 mila soldati a mantenere la situazione sotto controllo, mentre i leader della comunità islamica hanno invitato i fedeli a trattenersi da ritorsioni e violenze, anche se hanno annunciato ricorso legale. Considerano ingiusta la sentenza e insufficiente la compensazione di due ettari di terra concessa loro dalla magistratura per ricostruire la moschea in un’area distante da quella distrutta.
Se l’ordine pubblico verrà rispettato, la decisione dei giudici supremi - in gran parte magistrati di fede induista – rafforzerà l’immagine del premier Narendra Modi e la sua politica nazionalista hindutva. La costruzione di un tempio sulle macerie della moschea è stato uno dei cavalli di battaglia del suo Bjp per raccogliere i voti della destra nelle elezioni dei mesi scorsi.

La Repubblica 10/11