mercoledì 27 novembre 2019

UNA LETTERA DA RILEGGERE E FAR CIRCOLARE

Buongiorno!
sono don Roberto prete diocesano di Bergamo da 16 anni e ho appena terminato di leggere il libro "Amori consacrati". Mi sono imposto di leggerlo a piccoli sorsi, due storie per sera, perchè fin dall'inizio mi ha coinvolto parecchio e l'avrei letto tutto di un fiato. Ho preferito leggerlo a piccoli sorsi, lasciandomi ogni sera interrogare dalle storie raccontate. A fatica ho trattenuto le lacrime nel leggere alcune drammatiche testimonianze. Cosa mi ha colpito di più di questo libro? Da una parte il coraggio e la ricerca di sincerità e di verità delle persone coinvolte, spesso superando ostacoli di ogni tipo. E il sollevare il velo su una realtà - quella dell'omosessualità in ambito religioso - di cui tutti sanno ma di cui nessuno vuole nè prendere coscienza nè tanto meno affrontare. 
Mi ha fatto male leggere come spesso sia mancata accoglienza da parte delle istituzioni nei confronti di queste persone. Chi esce dalle righe per qualsiasi cosa è sempre visto come un problema da gestire e da riportare alla giusta casella che gli spetta. Credo che un caffè o un piatto di pasta come segno di accoglienza e di volontà di un ascolto sincero non debbano mai mancare nella chiesa. Si può anche non condividere una scelta, pensarla in modo diverso ma non puoi mancare l'accoglienza, la ricerca delle ragioni dell'altro, il condividere il suo cammino, sogni e speranze. Si tratta di condividere quell'umanità a cui tutti noi apparteniamo e di sentirci fratelli legati dalla stessa povertà esistenziale che ci accomuna.  
MI ha ferito veder usare il buon Dio come scudo dietro a cui trincerarsi per difendersi dalle proprie paure e dalle proprie immaturità. Usare la preghiera come fosse una medicina per guarire da chissà quali mali. Usare la Chiesa come scusa per non assumersi le proprie responsabilità. Una sfilata di Ponzio Pilato e di novelli Giuda pronti a tradire per i trenta denari della propria comodità e del proprio tornaconto ogni uomo e donna senza nessuna colpa se non quella della ricerca della verità. 
Vorrei invitare uno per uno le persone che hanno regalato la loro testimonianza: per chiedere scusa come prete per l'ottusità della chiesa ufficiale. Ma soprattutto per offrire loro uno spazio di ascolto e di accoglienza. La realtà più pesante è l'essere lasciati soli. Li vorrei invitare non tanto per dire "Hai ragione tu ha torto il vescovo, la madre..." ma per dire "Ti sono vicino: non sei solo, non sei sola. Qualcuno come il Cristo a Emmaus cammino accanto a te perchè camminando insieme possiamo dare senso alla vita". Un cammino di umanità da fratello a fratello. Se vi fosse possibile vorrei che consegnaste questo messaggio a ciascuno di loro. Ve ne sarei grato! Grazie per il coraggio che avete dimostrato e la vostra preziosa testimonianza! Che non sia semplicemente un sasso lanciato nell'acqua ma l'inizio di un cammino di rinnovamento! Grazie!

don Roberto Falconi - Diocesi Bergamo - 

Caro don Roberto,
pubblico la tua lettera come preziosa testimonianza di quella chiesa che sa davvero ascoltare. Dopo 56 anni di ministero sto ancora imparando che, ascoltare il grido  e le domande, ci aiuta a cercare insieme e umilmente le strade del cambiamento.
Grazie don Franco Barbero