lunedì 9 dicembre 2019

"CONVERSIONE LETALE"

I transessuali che sono stati sottoposti alle cosiddette terapie di conversione o terapie riparative – che mirerebbero ad allineare la loro identità di genere con il sesso anagrafico assegnato alla nascita – soffrono il 50% in più di stress gravi, hanno molti più pensieri suicidi, e tentano di togliersi la vita con frequenza più che doppia degli altri trans. Cosa ancor più allarmante, per chi queste terapie le segue prima dei 10 anni di età, il rischio di tentato suicidio nel resto della vita si quadruplica.
Lo mostra la prima, vasta indagine mai realizzata al riguardo, condotta su 28.000 transessuali statunitensi da Jack Turban, psichiatra alla Harvard Medical School negli Usa, e pubblicata su “Jama PsychiatrY”.
Le terapie riparative non hanno basi scientifiche perché non si conoscono interventi capaci di modificare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona, anche ammesso che lo si ritenesse desiderabile. E gli studi sugli omosessuali ne hanno già dimostrato gli effetti dannosi per l’equilibrio psichico di chi vi è sottoposto. Perciò le principali società scientifiche interessate, tra cui quelle dei medici, degli psicologi e dei pediatri statunitensi, si sono espresse contro questi trattamenti. Questo nuovo studio estende ora le osservazioni ai transessuali.
Giovanni Sabato. Rocca 21