lunedì 9 dicembre 2019

LETTURA ECUMENICA DELLA BIBBIA

PER SCORGERE IL VOLTO DEL DIO VIVENTE BISOGNA LEGGERE LA BIBBIA TUTTI INSIEME

Enzo Bianchi

Man hu, "Che cos'è?" E' il nome della manna "l'unico cibo che deriva il suo nome direttamente da una domanda". L'esclamazione sorpresa del popolo di Israele nel deserto e davanti a quella soffice rugiada dal gusto di pane, divenuta loro cibo quotidiano per quarant'anni, ne è divenuta il nome proprio. Ma potremmo chiederci "man hu?" Che cos'è anche di fronte alla Bibbia dell'amicizia, il libro sorprendente in cui Marco Cassuto Morselli e Giulio Michelini raccolgono brani della Torah-Pentateuco commentati da ebrei e cristiani. Le prefazioni di due autorevolissimi amici-Papa Francesco e il rabbino Abraham Skorka-ci aiutano a rispondere agli interrogativo iniziale e ad addentrarci in un volume insolito e coraggioso, un volume capace di sorprendere anche i lettori più familiari con i commentari biblici. L'idea è quella di riscattare le tragicamente famose dispute medievali fra ebrei e cristiani attorno alla Bibbia e di far tesoro dei suoi primi cinque libri (la torah-pentateuco appunto ) per adempiere a un compito quanto mai ineludibile oggi: "lavorare con maggiore intensità per chiedere perdono e riparare i danni causati dall'incomprensione", come afferma Papa Francesco "perché i valori, le tradizioni, le grandi idee che identificano l'ebraismo e il cristianesimo devono essere messe al servizio dell'umanità". 
Così una cinquantina di autori-ebrei e cristiani di diverse confessioni, uomini e donne, di ogni parte del mondo-offrono il loro contributo inedito (l'unica eccezione benemerita è il testo del defunto Andrè Chouraqui su Vivere  la torah) a un tesoro di "cose antiche e cose nuove" (Matteo 13,52) suddiviso in tre sezioni. 
Dapprima cinque autori-tre ebrei e due cristiani, di sensibilità e formazioni diverse e complementari-si avvicendano in alcune introduzioni generali sul perché e come leggere la Bibbia, insieme e attraverso la vita, superando e curando le ferite delle storiche ostilità. Poi altre cinque coppie di autori presentano altrettante coppie di introduzione al cinque libri della torah-pentateuco (anche i nomi di luoghi e personaggi biblici sono sempre riportati nella loro forma ebraica). Infine si susseguono i commenti ad alcune pericopi di ciascun libro del Pentateuco: promessa e assaggio di quale ricchezza potrebbe sprigionarsi da un commento congiunto e alternato dell'intera Torah. 
Anche le scelte dei brani da commentare spaziano da quelli più classici-La creazione, la vocazione di Abramo, la legatura di Isacco, la chiamata di Mosè e la rivelazione del nome, la manna, pane di domanda che ci ha fornito lo spunto per l'incipit di questa lettura-ad altri in cui noi cristiani siamo meno familiari, fino a quelle norme etiche di scottante attualità oggi: i rapporti tra noi e lo straniero, l'unico culto per il nativo e l'immigrato, l'essere ospiti sulla terra, l'invito pressante a seguire la giustizia e solo la giustizia. Esegeti, teologi, docenti di lettere classiche, rabbini, pastori, monaci e preti ma anche scrittori, medici, pittori illustrano tratti di quello che emerge con sempre più forza dalle pagine scritte: il volto del Dio vivente. Anzi come sottolinea Abraham Skorka nel suo contributo, l'espressione Dio vivente è la caratteristica essenziale dell'essere supremo nel quale l'uomo deposita la sua fede a tal punto che il profeta Geremia potrà abbinare l'essere e verità di Dio proprio con il suo essere vivente: "il signore Dio è verità, egli è Dio vivente" (Geremia 10,10). 
Se allora obiettivo comune, non solo di questo volume, ma della quotidiana fatica del dialogo ebraico cristiano è essere testimoni dell'amore del Padre in tutto il mondo, non sorprende che sia proprio sulla scelta decisiva per la vita che si chiuda l'intero volume. Stefano Levi Della Torre si ricollega alla creazione dell'Adam per commentare un passo del Deuteronomio: "Scegli la vita perché tu viva tu e la tua progenie" ( Deuteronomio 30,19 ). Ma come concretamente giorno dopo giorno scegliere la vita e non la morte? "Scegli di amare il Signore tuo Dio, di ascoltare la sua voce di tenerti avvinto a lui poiché egli è la tua vita e la durata dei tuoi giorni" (Deuteronomio 30,20). 
Si amare Dio significa ascoltare la voce, avvinghiarsi alla vita che ne è l'essenza, riscoprendo così quell'immagine e somiglianza con Lui che giace  insopprimibile nell'intimo di ogni essere umano. E' l'amicizia con il Dio vivente che costruisce il messaggio di speranza per tutti. 

 la stampa 9 novembre

Il libro in questione è: Marco Cassuto Morselli, Giulio Michelini "La Bibbia dell'amicizia brani della Torah-Pentateuco commentati da ebrei e cristiani" 
San Paolo pagine 384 € 30