PER SCORGERE IL VOLTO DEL DIO VIVENTE BISOGNA LEGGERE LA BIBBIA TUTTI INSIEME
Enzo Bianchi
Man
hu, "Che cos'è?" E' il nome della manna "l'unico cibo che deriva il suo
nome direttamente da una domanda". L'esclamazione sorpresa del popolo
di Israele nel deserto e davanti a quella soffice rugiada dal gusto di
pane, divenuta loro cibo quotidiano per quarant'anni, ne è divenuta il
nome proprio. Ma potremmo chiederci "man hu?" Che cos'è anche di fronte
alla Bibbia dell'amicizia, il libro sorprendente in cui Marco Cassuto
Morselli e Giulio Michelini raccolgono brani della Torah-Pentateuco
commentati da ebrei e cristiani. Le prefazioni di due autorevolissimi
amici-Papa Francesco e il rabbino Abraham Skorka-ci aiutano a rispondere
agli interrogativo iniziale e ad addentrarci in un volume insolito e
coraggioso, un volume capace di sorprendere anche i lettori più
familiari con i commentari biblici. L'idea è quella di riscattare le
tragicamente famose dispute medievali fra ebrei e cristiani attorno alla
Bibbia e di far tesoro dei suoi primi cinque libri (la torah-pentateuco
appunto ) per adempiere a un compito quanto mai ineludibile oggi:
"lavorare con maggiore intensità per chiedere perdono e riparare i danni
causati dall'incomprensione", come afferma Papa Francesco "perché i
valori, le tradizioni, le grandi idee che identificano l'ebraismo e il
cristianesimo devono essere messe al servizio dell'umanità".
Così
una cinquantina di autori-ebrei e cristiani di diverse confessioni,
uomini e donne, di ogni parte del mondo-offrono il loro contributo
inedito (l'unica eccezione benemerita è il testo del defunto Andrè
Chouraqui su Vivere la torah) a un tesoro di "cose antiche e cose nuove" (Matteo 13,52) suddiviso in tre sezioni.
Dapprima
cinque autori-tre ebrei e due cristiani, di sensibilità e formazioni
diverse e complementari-si avvicendano in alcune introduzioni generali
sul perché e come leggere la Bibbia, insieme e attraverso la vita,
superando e curando le ferite delle storiche ostilità. Poi altre cinque
coppie di autori presentano altrettante coppie di introduzione al cinque
libri della torah-pentateuco (anche i nomi di luoghi e personaggi
biblici sono sempre riportati nella loro forma ebraica). Infine si
susseguono i commenti ad alcune pericopi di ciascun libro del
Pentateuco: promessa e assaggio di quale ricchezza potrebbe sprigionarsi
da un commento congiunto e alternato dell'intera Torah.
Anche
le scelte dei brani da commentare spaziano da quelli più classici-La
creazione, la vocazione di Abramo, la legatura di Isacco, la chiamata di
Mosè e la rivelazione del nome, la manna, pane di domanda che ci ha
fornito lo spunto per l'incipit di questa lettura-ad altri in cui noi
cristiani siamo meno familiari, fino a quelle norme etiche di scottante
attualità oggi: i rapporti tra noi e lo straniero, l'unico culto per il
nativo e l'immigrato, l'essere ospiti sulla terra, l'invito pressante a
seguire la giustizia e solo la giustizia. Esegeti, teologi, docenti di
lettere classiche, rabbini, pastori, monaci e preti ma anche scrittori,
medici, pittori illustrano tratti di quello che emerge con sempre più
forza dalle pagine scritte: il volto del Dio vivente. Anzi come
sottolinea Abraham Skorka nel suo contributo, l'espressione Dio vivente è
la caratteristica essenziale dell'essere supremo nel quale l'uomo
deposita la sua fede a tal punto che il profeta Geremia potrà abbinare
l'essere e verità di Dio proprio con il suo essere vivente: "il signore
Dio è verità, egli è Dio vivente" (Geremia 10,10).
Se
allora obiettivo comune, non solo di questo volume, ma della quotidiana
fatica del dialogo ebraico cristiano è essere testimoni dell'amore del
Padre in tutto il mondo, non sorprende che sia proprio sulla scelta
decisiva per la vita che si chiuda l'intero volume. Stefano Levi Della
Torre si ricollega alla creazione dell'Adam per commentare un passo del
Deuteronomio: "Scegli la vita perché tu viva tu e la tua progenie" (
Deuteronomio 30,19 ). Ma come concretamente giorno dopo giorno scegliere
la vita e non la morte? "Scegli di amare il Signore tuo Dio, di
ascoltare la sua voce di tenerti avvinto a lui poiché egli è la tua vita
e la durata dei tuoi giorni" (Deuteronomio 30,20).
Si
amare Dio significa ascoltare la voce, avvinghiarsi alla vita che ne è
l'essenza, riscoprendo così quell'immagine e somiglianza con Lui che
giace insopprimibile nell'intimo di ogni essere umano. E' l'amicizia
con il Dio vivente che costruisce il messaggio di speranza per tutti.
la stampa 9 novembre
Il
libro in questione è: Marco Cassuto Morselli, Giulio Michelini "La
Bibbia dell'amicizia brani della Torah-Pentateuco commentati da ebrei e
cristiani"
San Paolo pagine 384 € 30