venerdì 6 dicembre 2019

L'Opinione
Cinquant'anni di pudore
Guy Trebay, The New York Times, Stati Uniti
Dal concerto di Woodstock nel 1969 a oggi il rapporto degli statunitensi con il loro corpo è molto cambiato

Dove voleva andare, quel tizio nudo che si faceva largo tra la folla? Era il 6 dicembre 1969 nell'Altamont Speedway, nel nord della California. Ci sono molti motivi per ricordare un momento in cui, come dissero in seguito i Rolling Stones, "tutto andò perfettamente storto". Ma l'immagine a cui torno è assolutamente tranquilla.
"Che diavolo stava facendo?", si chiede Bill Owens, il giornalista che scattò la foto per la copertina di Altamont 1969, il libro di immagini inedite di quel concerto, uscito nel maggio 2018. "Era solo una persona che aveva deciso di togliersi i vestiti e svanire in lontananza".
Forse voleva andare nel futuro. È un'idea che mi è venuta con l'avvicinarsi del cinquantesimo anniversario di Woodstock, che si svolse ad agosto di quello stesso anno, quattro mesi prima di Altamont, con l'inevitabile fiume d'immagini che rievocano un'epoca tramontata di pace e amore. Molte di queste foto ritraggono persone senza vestiti. Eppure la nudità, come hanno dimostrato molti studi, è una condizione costruita socialmente: perfino da spogliati siamo coperti dalle aspettative sul corpo legate al nostro luogo e al nostro tempo.

Chili in meno

Guardando le immagini di quei due eventi connessi ma diversi - uno ambientato in un fradicio weekend di agosto nel nord dello stato di New York, l'altro in un mite pomeriggio di autunno in California - ho riflettuto su come è cambiato l'aspetto di un corpo nudo nell'ultimo mezzo secolo, ma anche su cosa ne pensiamo e su come ne guardiamo uno. Nel 1969 gli statunitensi, uomini e donne, erano molto più magri. Quest'impressione superficiale è confermata dai dati. Secondo il Centro nazionale per le statistiche sanitarie, nel 1971 un diciannovenne medio pesava circa 72 chili e una donna meno di sessanta. Un hippy che avesse partecipato al concerto per celebrare il cinquantesimo anniversario di Woodstock - se il progetto non fosse andato a monte - avrebbe pesato sei chili in più, una donna nove.
Nel 1969 sulla nostra pelle non c'erano segni visibili. Frugando tra gli scatti di gente che a Woodstock danzava, faceva il bagno nuda o sguazzava nel fango, fatico a trovare un solo ideogramma, una farfalla o un cuore, per non parlare di tatuaggi sul collo o sul corpo. Nel 2015, da un sondaggio dell'istituto Harris poll su 2.225 adulti, è emerso che tre statunitensi su dieci hanno almeno un tatuaggio. E tra i millennial, che hanno più o meno la stessa età dei ragazzi accorsi a Woodstock nel 1969, si arriva al 47 per cento. Le donne che a Woodstock violarono la moralità e il pubblico decoro andando in giro in topless, oggi nella maggioranza degli stati americani potrebbero farlo liberamente. Per i genitali la questione è diversa. Il pudore ha leggi diverse in ogni luogo e in ogni tempo (in una certa epoca, per esempio, la polizia francese arrestava le donne sulle spiagge perché indossavano bikini che lasciavano scoperto il corpo, mentre più tardi ha approfittato del pudico burkini, che il corpo lo nasconde, per scatenare uno scontro tra laicismo costituzionale e libertà di religione). Quello che era accettabile ad Altamont - tra le migliaia di persone sedute immortalate nello scatto di Bill Owens, solo una allontana lo sguardo dal palcoscenico per rivolgerlo verso il tizio con il sedere nudo diretto chissà dove - potrebbe costare l'arresto, per esempio, sulle spiagge pubbliche di Fire Island, a New York.

Sensazione eccitante
A dire il vero, qualche ribelle sfida ancora la legge per prendere il sole nudo sulle spiagge pubbliche. Ma gli accampamenti in stile Woodstock che un tempo si estendevano appena oltre l'invisibile linea di demarcazione che separava naturisti e "tessili", cioè chi non si spogliava, a Jones beach e Fire island sono svaniti dopo il 2014, quando la nudità e stata messa al bando sul litorale nazionale.
Non si può dimostrare, ma nelle tante foto di gente nuda scattate a Woodstock le persone hanno l'aria di essere a loro agio. Sembrano aver già capito quelli che più tardi, in uno studio condotto su 850 britannici di tutte le età e le etnie, un ricercatore dell'università di Londra avrebbe definito gli effetti benefici della nudità di gruppo su una sana immagine del corpo.
"Il naturismo ci rende più felici", è la conclusione a cui e arrivato Keon West, il professore di psicologia che ha condotto la ricerca. Sembrava vero a Woodstock, dove i ragazzi e le ragazze che se la spassavano senza freni apparivano davvero a loro agio nel proprio corpo.
Devo ammettere che, con il mio puritanesimo, non avrei mai potuto essere una di quelle persone nude a Woodstock, ad Altamont o in qualunque altro posto del mondo.
È vero che una volta, mentre ero da un amico nella cittadina di Oakleyville, a Fire Island, in una casa che aveva ospitato la naturista Greta Garbo, andai a fare un bagno con un gruppo di persone che si tolsero il costume, arrotolandoselo intorno al collo, e così feci anch'io. Quella libertà illimitata di ballonzolare nudi nell'oceano fu una sensazione davvero eccitante, leggermente illecita e piacevole. Ma se devo essere onesto, rivestirsi fu ancora meglio. gc

(Internazionale, 15 novembre)