mercoledì 4 dicembre 2019

PREDICAZIONE NELL'EUCARESTIA DEL 1 DICEMBRE

Salmo 71 
E’ un salmo di fiducia dove si alternano parole di supplica e di lode.
E’ la preghiera di un uomo anziano che chiede a Dio di non essere abbandonato, ma di “essere salvato”
Da questa preghiera emerge la preoccupazione dell’uomo di essere abbandonato da Dio nel momento della vecchiaia, cioè, nel momento di maggior fragilità. Ed emerge anche il rammarico e la vergogna di quest’uomo che si sente vittima di soprusi da parte di altri uomini, suoi nemici, che approfittano di quella situazione di fragilità per coprirlo d’infamia.
Ma, nonostante questa situazione di sofferenza, la preghiera inizia con parole che testimoniano una grande fede in Dio “ In Te mi rifugio o Signore: fa che non resti deluso”. Parole che guardano già al superamento di quel triste momento. 
L’uomo si rivolge a Dio con fiducia perché sa che su Dio può contare. Spera che con il Suo aiuto le cose possano cambiare, che la situazione di sofferenza in cui si trova possa un giorno finire. Una visione fiduciosa, che confida in Dio, rafforzata dal fatto che lui ha già conosciuto Dio in passato. Dio è per lui una presenza familiare che ha avuto sempre al suo fianco.
 Una presenza che l’ha “accompagnato fin dalla nascita, fin dal grembo materno, e poi nella sua giovinezza. Poi da adulto quando agli occhi della gente appariva quasi un prodigio”. Dio è stato per lui un rifugio sicuro.
Poi la preghiera pare prendere una precisa direzione. Le preoccupazioni e le paure sembrano lasciare il posto ad una certezza:”Io non cesserò di sperare e moltiplicherò le tue lodi”. In quel momento l’anziano decide di non arrendersi e ribadisce con più convinzione la sua fede. Egli adesso è certo che Dio lo farà “risalire dagli abissi della terra” e “gli darà ancora vita” ed emergono in lui nuovi stimoli: “testimoniare i prodigi del Signore”. Intravede che potrà avere ancora una funzione in futuro; anziché stare a sentire e rammaricarsi delle congiure contro di lui, egli sarà testimone dei prodigi del Signore davanti a molte generazioni che lo ascolteranno al tempio. Egli si immagina, finalmente, di nuovo in comunione con Dio. E mentre, “con l’arpa e la cetra canterà le lodi al Signore” egli non si ritroverà più solo e isolato da tutti ma in mezzo al popolo a parlare di Dio alle future generazioni.
Questo” racconto” sembrerebbe una lunga e profonda riflessione di una persona anziana che ripercorre molte tappe della sua vita. Da questa “riflessione” sembra emergere che ritrovare Dio e rimanere in comunione con Lui porta a ritrovare se stessi.
 La vera vita, quella che conta è con Dio. 
Ines Rosso