BRASILE:
CATTOLICI IN FORTE CALO “GRAZIE” A USA, WOJTYLA E RATZINGER
Buenos
Aires – Adista. Secondo un sondaggio Datafolha condotto nell’agosto
di quest’anno, in Brasile i cattolici, che nel 1970 erano il 91,8%
della popolazione, sono ora il 51% mentre la percentuale degli
evangelisti, 5,2% negli anni ’70, è giunta al 32%. Nella regione
amazzonica brasiliana, il numero degli evangelisti ha addirittura
superato quello dei cattolici (46% contro 45%).
A
partire da questi dati, la radio argentina Telam ha affrontato il
tema dell’espansione degli evangelisti con il domenicano brasiliano
Frei Betto,
al secolo Carlos Libanio Christo.
Secondo
il teologo, “dietro le Chiese evangeliche e il loro progresso in
America Latina c’è la Casa Bianca. E’ una offensiva ben
pianificata, ben ponderata”, che risale al “Documento di Santa
Fe” (New Mexico), con il quale gli Stati Uniti negli anni ’80
elaborarono una strategia a favore di un nuovo protestantesimo per la
regione latinoamericana per contrastare la Teologia della
Liberazione. “Nel documento di Santa Fe – afferma Betto – si
afferma esplicitamente che la Teologia della Liberazione è una
minaccia maggiore del marxismo per gli interessi degli Stati Uniti in
America Latina”.
Così
si spiega, dice Frei Betto, l’elezione di Jair
Bolsonaro e
il calo registrato dai movimenti classici e dai partiti di sinistra
che avevano basi tra le comunità cattoliche, soprattutto le più
povere. “Gli evangelici avanzano negli spazi che abbandoniamo”, e
“ciò ha a che fare con i pontificati di Giovanni
Paolo II e
Benedetto XVI,
che hanno smobilitato le Comunità Ecclesiali di Base per arginare al
massimo la Teologia della Liberazione”. E comunque gli evangelici
fanno un lavoro vicino al popolo, “perché il pastore vive nella
favela”, mentre “il prete cattolico no, ha una formazione più
elitaria, non è della favela”. E allora, avverte il teologo
brasiliano, “se, come vuole papa Francesco, la Chiesa cattolica non
si rinnova, non avanzerà più”. (Eletta Cucuzza)
Adista
15/01/2020