Gigi Sabbioni
Relazioni
quotidiane frettolose o trascurate, migranti costretti ad abbandonare
la propria terra senza trovare approdo sicuro, istituzioni inaridite che
si occupano di utenti ma non hanno cura delle persone: quanti "deserti"
incontriamo ogni giorno sul nostro cammino? Deserti sono le solitudini e
le povertà che si consumano nella distrazione generale, nello sguardo
puntato altrove piuttosto che sull'essenziale che ci fa uomini giusti e
buoni. Deserto è quando tutto intorno ti sembra desolatamente uguale e
non hai modo di decidere in che direzione andare. Attraversare il
deserto, il proproi deserto, richiede di equipaggiarsi.
Sarebbe
importante comunicare e sostenersi l'un l'altro nella fatica di
attraversarlo: è utopistico immaginarsi esploratori solitari, più reale
cercare e accogliere e donare fraternità. Solo l'apertura reciproca del
cuore consente il difficile cammino.
Con
chiunque la fraternità si realizzi, lì ci sarà spazio dove trovare
risorse per avanzare. Nella fraternità, nell'amicizia e nell'amore
occorre anche avere fede, ma quando mi sentivo separato da
quell'invisibile bolla credevo di non riuscire a comunicare davvero da
fratelli. Eppure ho scoperto che quella bolla è in realtà inesistente
anche quando la propria personale fatica apparisse schiacciante e il
pensiero degli altri per me è distante e intangibile.
C'è
un popolo in cammino nel deserto, a quel popolo vengono donate guide
come Mosè e Aronne che nel momento più critico della sete potranno
addirittura, con la forza di Dio, far scaturire acqua dalla roccia.
Sarebbe davvero importante riuscire a ricordare che non solo io sono
chiamato ad attraversare il deserto, ma tanti intorno a me. Non
solitudine, bensì la fraternità che sostiene. A sostenerci interviene
Dio stesso con il dono della manna, il cibo che a Israele appare così
leggero e che pure nutre, puntualmente ogni giorno. La manna di ogni
giorno sono gli occhi sorridenti di Arianna, che a 10 anni era riuscita a
trasmettermi la gioia del primo abbraccio quando torni a casa e tutti
quei gesti, sentimenti, parole che ti fanno percepire di essere oggetto
di una cura che ti previene anche se non lo immagini, destinatario di
un amore delicato e forte anche se non lo ricordi, di una disponibilità a
portarti sempre anche se non riesce ancora a farci conto.
L'attraversamento
del deserto durerà una vita intera, ma oggi mi sento nel deserto più di
prima. Passato, presente e futuro sono dimensioni cangianti nel loro
relazionarsi l'uno all'altro: ora so che è il presente che devo abitare
se voglio che la vita sia degna, fare pace lieta con il mio passato- in
ogni suo passaggio anche tragico-e protendermi verso il futuro con
speranza e realismo al tempo stesso. Tanti doni riceve Israele da Dio
nel deserto. Attraverso di essi, attraverso la guida sicura verso la
Terra Promessa il popolo sperimenta anche la dolcezza dell'amore di Dio.
Alcune pagine bibliche, penso a Osea, parlano addirittura del deserto
come tempo di fidanzamento con Dio, tempo in cui Dio attira al proprio
cuore il popolo amato. Sarà forse per questo che negli ultimi tempi
scopro silenziosamente che mi scendono le lacrime, magari quando prego o
ascolta il miserere di Gorecki o qualche bel canto di Taizè?
Dal libro di Gigi Sabbioni, Ovunque tu vada. Vivere l'essenziale un minuto alla volta, Terre di mezzo, Milano 2017, pagine 144 € 13,50