venerdì 28 febbraio 2020

LA DIMENSIONE DEL SILENZIO

Con Gesù nel deserto (bis)

Dopo l’arresto di Giovanni, per Gesù era necessario passare un lungo periodo nel deserto per varie ragioni e, tra le altre, per liberare la mente troppo ingombrata da quei miti messianici, che venivano creduti e diffusi da uomini come Giovanni o gli esseni di Qumran.
Nel deserto Gesù non ha trovato simboli o suggestioni, ha trovato semplicemente quello che trova ogni uomo sensibile e profondo. Ha trovato la solitudine, e con essa il silenzio. Semplicemente questo: la solitudine ed il silenzio.

La solitudine.
Non si tratta di una solitudine qualunque, ma di quella forma solitudine profonda e, per ciò stesso, più difficile da comprendere se, in qualche maniera, non se n’è fatta già l’esperienza.
Di solito, infatti, per persone come noi che, normalmente, vivono nell’attivismo, quando si cerca di seguire il consiglio di chi invita a stare un po’ in solitudine, si scopre che la noia assale. Abituati a vivere tra tante cose a cui pensare, tra tante cose da fare, tra tante preoccupazioni, quando si cerca di fermarsi improvvisamente per stare un po’ di tempo raccolti in solitudine, si avverte una forte sensazione di vuoto e comincia a venire il sospetto che, probabilmente, stiamo perdendo del tempo prezioso. Pensiamo che, in fondo, sarebbe meglio dedicarsi ad altro, insieme ad altri.
Uno dei nostri maestri, Jacques Leclercq, ritiene che questa noia e questo senso di vuoto, non vadano respinti, se mai accettati. È il segno che ci siamo allontanati abbastanza da Dio, disperdendoci nell’azione, ossia in un’attività in cui Dio sembra non entrarci affatto. Si è venuto a creare tra la vita di tutti i giorni e la vita di Dio come una sorta di strato di nebbia. In questa situazione, immersi come siamo entro questo strato di nebbia, «bisogna accettare di camminarvi un certo tempo senza veder chiaro», si tratta infatti soltanto di un punto di passaggio obbligato, il più naturale del mondo1

Il silenzio.
C’è un silenzio che dobbiamo sapere preparare, con dedizione, con fatica, è il «silenzio di tutto il nostro essere»2. In che modo? Cercando di restare di tanto in tanto soli e senza parole, ma anche senza pensieri (discorsivi), senza problemi da risolvere, progetti da realizzare, ansie da lenire…
Solitudine e silenzio soltanto: è un silenzio che può anche renderci liberi…

Dio ed il silenzio.
Dobbiamo parlare del silenzio in riferimento a Dio. Dio ed il silenzio.
Che, dovendo parlare di Dio o dovendo parlare con Dio, a noi si addice più il silenzio che la parola è una verità che gli uomini di preghiera conoscono bene.
Quando si crede di avere detto tutto e bene per lodare Dio, ci si rende presto conto che il silenzio delle nostre parole sarebbe stato il migliore modo di lodarlo.
C’è un Salmo della Bibbia, il Salmo 65, che dice: «Per Te il silenzio è lode, o Dio»3.
Alcuni cristiani del iii secolo amavano pregare con una bellissima preghiera attribuita al pagano Èrmete Trismegisto, che, invocando il nome di Dio, in un suo passaggio dice: «Tu, l’Inesprimibile, l’Indicibile, Tu che solo il silenzio può nominare»4.
Che è come dire: chi può conoscere il nome di Dio, cioè la sua intima essenza? Quale parola può esprimere tale nome? Soltanto il silenzio.
E Gregorio Nazianzeno (o forse un filosofo neoplatonico), in un’altra bellissima preghiera, ha scritto: «A Te ogni essere che sa leggere il tuo universo innalza un inno di silenzio»5. Quasi volendo riprendere il motivo del Salmo 65, già citato sopra.
È su questa stessa linea, quella del senso del mistero di Dio, che si è mosso anche Tommaso d’Aquino, quando dichiarò, con il suo linguaggio lapidario: «Deus honoratur silentio». Dio si onora con il silenzio6.
Dobbiamo confessare apertamente la nostra incapacità di pronunciare parole, la nostra incapacità di elaborare pensieri che intendono esprimere Dio compiutamente. L’uomo deve essere cosciente del fatto che, davanti alla realtà di Dio, bisogna fermarsi alle soglie del suo mistero.
Tuttavia, questo è anche un invito a cercarlo continuamente. Gesù dirà: «Cercate il regno di Dio» (Lc 12,31), «cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,33). Ora, cercare questi beni essenziali per l’uomo (il regno, la giustizia), nel linguaggio biblico, equivale a cercare Dio stesso7. Cercate Dio e sappiate che chi cerca trova!8 E Gesù, che come gli uomini del deserto9, conosceva bene il profeta Isaia, avrebbe ricordato:
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino (Is 55,6).
I profeti ed i Salmi hanno insegnato ai pii ebrei (hassidim) questa nuova e particolare religiosità, quella di chi cerca Dio con desiderio, un Dio che io non vedo, che io non afferro né con la mano né con la mente, anche che so, con certezza, che esiste.
E perché si cerca sempre Dio? Perché Egli è l’Inafferrabile. Come disse il padre De Lubac: «Dio non Lo troviamo che cercandoLo sempre. Dio resta sempre “Colui che viene cercato”»10.

1 Vita interiore, tr. it. F. Del Rivo, Paoline, Albra, 1955, p. 180.
2 T. Merton, Nessun uomo è in’isola, tr. it. Benedettine Monastero di S. Paolo in Sorrento, Garzanti, Milano, 1969, p. 263.
3 65,2; versione del Testo Masoretico.
4 Poimandres 1, 31, 32, citato in un papiro di preghiere cristiane della fine del iii secolo; cfr. H.-I. MARROU, Decadenza romana o tarda antichità?, Jaca Book, Milano 1979, pp. 97-98.
5 In Migne, P.G. 37, 507-508, trad. G. Di Maria.
6 In Boëtium de Trinitate I, 2, 1, ad 6. Vedi anche Summa c. Gent. 1,30. La fonte di questa frase è, forse, Giovanni Crisostomo.
7 Cfr. P. Grelot, Il linguaggio simbolico nella Bibbia, p. 165. Vedi, ad esempio, Isaia 51,1: «Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore».
8 Mt 7,8; Lc 11,10.
9 Gli esseni di Qumran, ad esempio, leggevano e hanno commentato tantissimo il libro del profeta Isaia.
10 Sulle vie di Dio, Paoline, Alba 1966, sovracopertina che cita una pagina del libro.

Rosario Greco e comunità Koinonia di Palermo