giovedì 27 febbraio 2020

La solita offesa nel mucchio, stavolta tocca alle donne

È difficile in poche parole riuscire a offendere svariate categorie di persone, dare notizie assolutamente prive di un fondamento scientifico, attaccare conquiste storiche delle donne e della nostra società. Ma a Matteo Salvini questi capolavori ormai riescono con una certa frequenza. Ieri ci ha regalato l'ultimo.
Ci ha rivelato infatti che in base ad una accurata indagine statistica, cioè le segnalazioni che gli hanno fatto "delle infermiere" di un non meglio precisato pronto soccorso di Milano, ha scoperto che ci sono donne, ovviamente immigrate (quante? Non si sa), che "si sono presentate per la sesta volta per un'interruzione di gravidanza".
Peccato non si capisca come questo possa avvenire quanto meno in modo diffuso. L'interruzione di gravidanza nei primi tre mesi in Italia è regolamentata dalla legge 194 del 1978 che prevede una procedura precisa: la donna per richiederla deve portare la documentazione necessaria presso una struttura pubblica e poi attendere sette giorni per escludere eventuali ripensamenti. Solo dopo potrà accedere all'interruzione (ammesso che trovi il medico disponibile, visto che circa il 70 per cento è obiettore di coscienza). Dunque non si capisce proprio come sia possibile che donne immigrate possano andare nei pronti soccorso italiani per abortire. A meno che non siano in una situazione tale da richiedere un intervento di emergenza. Se così fosse negargli assistenza, o fargliela pagare perché è la terza volta che si presentano (alzi la mano chi non ha usato un pronto soccorso più di due volte) sarebbe veramente disumano.
E invece per l'ex ministro quelle donne sono colpevoli di aver preso il pronto soccorso "come la soluzione a uno stile di vita incivile per il 2020". Vuole dire che non usano gli anticoncezionali; anche se (bontà sua), sostiene di non voler dare lezioni di morale. Ma non si chiede naturalmente in quali condizioni vivono quelle donne, soprattutto oggi che non possono più trovare accoglienza negli Sprar; i centri modello per l'assistenza ai richiedenti asilo e a coloro che avevano diritto alla protezione umanitaria, cancellati dai suoi decreti sicurezza. Ritiene invece, Salvini che è molto più civile nel 2020 andare in cerca di presunti spacciatori attaccandosi ai citofoni .
Lavinia Rivara

(la Repubblica 17 febbraio)