Signore,
nostro Padre, facci sentire oggi la voce di Gesù perché noi
possiamo metterci alla sua sequela accogliendo il suo invito ad una
totale comunione di vita: “Ecco,
io sto alla porta e busso: se uno sente la mia voce e mi apre, io
entrerò da lui e cenerò con lui, e lui con me” (Ap.
3,20). E’ tutta lì la vita di un discepolo: crescere nella
comunione con il suo Signore.
O
Signore, Tu ci parli sempre delle Tue meraviglie,
ma
noi continuiamo a non vederle.
Questo
tempo ci sembra sempre più povero di speranza
e
sempre più ricco di oppressione e di monotonia.
Sappiamo
che la Tua promessa non delude,
ma
come mai è così difficile tenerla viva?
Abbiamo
imparato persino a penetrare nel cuore dell’atomo,
ma
non sappiamo vedere i segni che ci dai in questo tempo.
Tutto
il mondo ci parla di noi e delle opere delle nostre mani:
Tu
sembri il grande assente tra mille evidenze.
I
signori di questo mondo impongono la loro presenza;
Tu,
invece, nascondi la Tua gloria nella povertà delle cose.
Le
Tue opere sovente sono molto diverse
da
ciò che noi ci aspetteremmo da Te;
di
esse ci giunge soltanto e a stento
un’ombra,
come una eco lontana.
Le
nostre “cose” fanno ressa e urgono
alla
porta del nostro cuore;
la
Tua presenza, invece, è discreta,
attenta
a non imporsi, ma a proporsi.
Perché
questo, o Signore, è il Tuo stile,
la
povertà che Tu hai scelto;
è
la strada della proposta libera,
che
non vuole farci violenza.
F.B.
1988