Torino, la notte delle edicole per difendere il mercato: apertura prolungata alle 22
Per 12 anni Maria Barberio è uscita di casa alle sei del mattino, per farvi ritorno 14 ore dopo. Da qualche mese ha accorciato l'orario di lavoro, mezz'ora in meno la mattina, una in meno la sera. «D'altra parte guadagno la metà di dieci anni fa». La sua edicola è una delle due sopravvissute in via Po, tre se si conta anche il chiosco all'angolo con piazza Vittorio Veneto. «Le altre hanno chiuso, io resisto perché sono in una posizione strategica e con molti sforzi ho fidelizzato il mio mercato» . Sotto i portici, all'angolo con via Sant'Ottavio, l'ha comprata con il marito, all'inizio del 2008. « Ci lavoravamo entrambi - ricorda - ma adesso l'edicola non è sufficiente a garantire due stipendi e mio marito fa un altro lavoro».
I clienti non mancano: passanti, studenti, professori dell'università e delle scuole superiori del circondario, vicini di casa. Con i bar, Maria ha organizzato un sistema di consegna "a domicilio": «I locali sono contenti perché prima delle sette porto loro i giornali, e io ho la certezza che almeno quelle copie ogni giorno le vendo».Ma non basta: «Sono cresciuta in via Po, abito ancora qui, conosco tutti e alla fine ho consolidato una clientela, nonostante si venda poco più di un terzo dei giornali che si vendevano quando ho iniziato». Lei, come i suoi colleghi del Sinagi, il sindacato nazionale dei giornalai d'Italia, affiliato alla Cgil, chiedono un nuovo contratto e una diversa politica fiscale. Hanno organizzato una mobilitazione e mercoledì sera l'edicola di Maria resterà aperta fino alle 22 per la notte delle edicole. «Abbiamo invitato i clienti, la sindaca Appendino, il presidente della Regione, le istituzioni culturali, le associazioni e i colleghi: non sappiamo chi verrà, ma l'invito è aperto. Chi vuole può portare una bottiglia per brindare, anche se non c'è molto da festeggiare. È un modo per dire che ci siamo, ma se le cose non cambiano potremmo non esserci». Secondo i dati del sindacato nell'ultimo anno nel Torinese hanno abbassato le serrande sessanta edicole: «Sono cinque chiusure al mese, non è un bel segnale, senza contare che anche chi resta aperto fa molta fatica» . Basso margine di guadagno sulle copie vendute, che comunque sono sempre meno. Un calo solo in parte compensato dall'oggettistica e dai gadget, di cui sempre più traboccano i chioschi diventati ormai punti multiservizio. Anche se non sempre conviene.
«Ho fatto il corso per il rilascio dei certificati dell'anagrafe - racconta Maria - ma in quattro mesi mi è stato chiesto una sola volta. E devo dire che, se le richieste fossero numerose, non saprei come soddisfarle. Il nostro è un lavoro molto rapido, chi entra all'edicola ci passa pochi secondi, sia che debba acquistare un giornale, sia un biglietto dell'autobus. Per stampare il certificato serve del tempo, devo mettere i guanti per non macchiare il foglio con l'inchiostro delle pagine. Insomma se il servizio dovesse decollare, probabilmente organizzerei un servizio a prenotazione o nella fascia oraria del pomeriggio».
Mariachiara Giacosa
(la Repubblica 27 gennaio 2020)