martedì 18 febbraio 2020

UN CREDO CHE NON HA PIU' SIGNIFICATO

Le chiese continuano a ripetere un Credo che non ha più significato

"Che cosa dobbiamo pensare dei discorsi escatologici che vengono messi in bocca a lui, i discorsi sul tempo che si è fatto breve? Che cosa dobbiamo pensare di questo?
 I casi sono due: o Gesù in questo si è sbagliato o i redattori del Vangelo la pensano  come la pensava Paolo, almeno nella prima parte della sua missione. Io credo molto di più al Gesù delle nozze di Cana che al Gesù dei discorsi escatologici. Potrà  anche averli fatti, era nello stile dell'epoca. Questa opposizione tra un cristianesimo escatologico e un ebraismo terrestre, che sarebbero le due sponde, su una sola delle quali sta Gesù, tuttavia non mi convince. E qui vorrei fare l'ultimo passo, anche se più¹ che passi sembrano inciampi.
E vorrei dire: queste cristologie  che sono state costruite dal II al VI secolo e poi ancora successivamente elaborate, non devono essere non soltanto aggiornate, ma pure sostituite? Oggi ci sono tanti autori che scrivono opere di cristologia originali e nuove. Le chiese continuano a ripetere un credo di cui Neusner dice che per Gesù¹ andavano bene le prime quattro righe e le ultime due, ma non quelle di mezzo. E quando un cristiano lo dice non sa quello che dice. Pensate solo alla parola sostanza: quanti significati ha oggi la parola sostanza, si va dalla chimica alla fisica, alla cucina, alla patologia a tante altre cose. I nostri antichi ci hanno lasciato una serie di espressioni, di formule (di cui credo fossero molto soddisfatti, convinti di aver chiarito tutto per sempre) che non si possono più¹ cambiare perché sono una delle  tante cose comuni a tutte le chiese, ma che non vogliono dire più¹ niente.

Paolo De Benedetti, Quale Gesù?, Morcelliana 2014 pag. 40 

Nota personale.
La mala educazione a ripetere formule senza che se ne percepisca e se ne condivida il significato è tipica di chi scambia l'evangelizzazione con la "catechizzazione".

Franco Barbero