Le chiese continuano a ripetere un Credo che non ha più significato.
"Che
cosa dobbiamo pensare dei discorsi escatologici che vengono messi in
bocca a lui, i discorsi sul tempo che si è fatto breve? Che cosa
dobbiamo pensare di questo?
I casi sono due: o Gesù in questo si è sbagliato o i redattori del Vangelo la pensano come la pensava
Paolo, almeno nella prima parte della sua missione. Io credo molto di
più al Gesù delle nozze di Cana che al Gesù dei discorsi
escatologici. Potrà anche averli fatti, era nello stile dell'epoca.
Questa opposizione tra un cristianesimo escatologico e un ebraismo
terrestre, che sarebbero le due sponde, su una sola delle quali sta
Gesù, tuttavia non mi convince. E qui vorrei fare l'ultimo passo, anche
se più¹ che passi sembrano inciampi.
E
vorrei dire: queste cristologie che sono state costruite dal II al VI
secolo e poi ancora successivamente elaborate, non devono essere non
soltanto aggiornate, ma pure sostituite? Oggi ci sono tanti autori che
scrivono opere di cristologia originali e nuove. Le chiese continuano a
ripetere un credo di cui Neusner dice che per Gesù¹ andavano bene le
prime quattro righe e le ultime due, ma non quelle di mezzo. E quando un
cristiano lo dice non sa quello che dice. Pensate solo alla parola sostanza:
quanti significati ha oggi la parola sostanza, si va dalla chimica alla
fisica, alla cucina, alla patologia a tante altre cose. I nostri
antichi ci hanno lasciato una serie di espressioni, di formule (di cui
credo fossero molto soddisfatti, convinti di aver chiarito tutto per
sempre) che non si possono più¹ cambiare perché sono una delle tante
cose comuni a tutte le chiese, ma che non vogliono dire più¹ niente.
Paolo De Benedetti, Quale Gesù?, Morcelliana 2014 pag. 40
Nota personale.
La
mala educazione a ripetere formule senza che se ne percepisca e se ne
condivida il significato è tipica di chi scambia l'evangelizzazione con
la "catechizzazione".
Franco Barbero