domenica 15 marzo 2020

"Porta a porta" e la Madonna senza sangue

Non ricordiamo, ma ci metteremmo la mano sul fuoco, se Vespa nel 1995 si sia occupato della Madonnina di gesso che da Medjugorje era finita a Civitavecchia in un giardinetto di famiglia. Il vescovo locale, monsignor Grillo buon'anima, dapprima si mostrò scettico, ma poi - lui dice perché esortato da Wojtyla a una maggiore larghezza di vedute - divenne potente sostenitore del carattere soprannaturale dell'evento, ponendolo a pieno diritto insieme con Lourdes, Fatima, Le Salette e Siracusa. Poi Porta a Porta tornò sull'argomento nel 2005 e chiude la questione giovedì 20 febbraio con l'intervista al tipo che passò davanti alla statuetta candida e, da uomo pio, si segna, la sfiora e subito s'accorge di averla sporcata con il sangue di un graffio che per il freddo aveva trascurato.
Il poveretto si vergogna del danno arrecato all'immagine sacra e con la coda tra le gambe subito si dilegua, senza pensarci oltre. Ma su tv e giornali l'imbrattamento tosto diviene opera della Madonna sicché fulmineamente s'allungano, dalla sera alla mattina, le file degli umani con mille raccomandazioni da rivolgere a un dio disceso dall'astrazione e fattosi concreto.
Da quel momento, altro che imbrattamento, quella statuina diviene materia di teologi, magistrati e dello stesso sindaco, antico comunista, che si batteva il petto felice per la formidabile rendita turistica. Se il Nostro avesse gridato "Vi sbagliate! È un equivoco!" lo avrebbero lapidato, accusato di dileggiamento della icona religiosa di un privato, se non di essere autore di uno scherzo a spese dei Santi, simile a quello dei tre studenti che si fecero beffe degli esperti gettando nei canaloni di Livorno le false teste di Modigliani.
La vicenda esprime il meccanismo della discussione collettiva, tanto più in televisione. Che sia per la incolpevole Madonna oppure per Mark Caltagirone, l'essenziale è che si fissino i partiti del pro e del contro che come due stantuffi manderanno avanti il dibattito. In eterno.

(la Repubblica 22 febbraio)
ondasuonda@repubblica.it