Abbandonarsi
L’abbandono
non è affatto la rassegnazione, bensì l’azione di azione in azione.
Essere totalmente in quello che sono. Nient’altro. A volte, soprattutto
quando le cose vanno male, si vorrebbe cambiare tutto nella propria
vita. La determinazione, invece, è perseveranza. Costi quello che costi,
continuo ad avanzare, progredisco, così come sono. Ciò che conta è fare
questo passo, proprio questo. Domani: vedremo. Ieri: appartiene al
passato … Non si tratta di fare, ma di agire. Fare significa fabbricare
cose nuove. Agire è stare con i piedi per terra e avanzare, senza volere
a ogni costo costruire qualcosa di nuovo.
Penso
che abbandono e determinazione stiano bene insieme. La determinazione
non significa aggrapparsi al futuro e affermare: “Un giorno sarò
guarito”. No, significa piuttosto dire: “La guarigione è qui e ora. Che
passo posso compiere per andare un pochino meglio oggi, qui e ora?”.
Innanzitutto, ci vuole molta determinazione per avere l’audacia di
abbandonarsi … L’autentica esperienza è proprio l’eroismo del
quotidiano, della banalità: alzarsi al mattino ed essere meravigliati
per un raggio di sole che vediamo tutti i giorni, per un usignolo che
canta alle sei e ci rompe le scatole... L’eroismo è questo: gustare in
profondità il reale.
Secondo
Aristotele, la virtù si acquisisce praticando la virtù. È facendo
piccoli atti di fiducia che si diventa fiduciosi. Io spesso mi dicevo:
“Quando avrò fiducia, farò atti di fiducia”. È vero il contrario. È
facendo ogni giorno un po’ di fiducia alla vita che, a poco a poco, la
fiducia si rivela. Non si tratta di importare la fiducia, ma di vedere
che è già in noi.
Credo
che la determinazione sia coniugare l’abbandono con una sconfinata
fiducia nella vita. Cosa posso fare per proteggermi dalla vita?
Assolutamente niente. Eppure, giorno dopo giorno, cerco di costruire
scudi e facciate che dovrebbero proteggermi dal tragico dell’esistenza.
La dimensione tragica dell’esistenza fa parte della vita. Quando lo si è
capito nel proprio intimo, si può danzare con questo tragico senza
esasperarsi. Nel frattempo, ci vuole molta determinazione per
avvicinarvisi, anche poco alla volta. Henri-Frédéric Amiel diceva:
“Mille passi avanti, novecentonovantanove indietro: ecco il progresso”.
Il desiderio alienato vorrebbe che progredissimo una volta per tutte,
che guarissimo da tutte le nostre ferite interiori. Ma questo è senza
dubbio radicalmente impossibile. Ciò che ci salva è sapere che non
possiamo guarire dalle nostre ferite, ma possiamo conviverci, che
possiamo coabitare con loro senza che ci sia necessariamente amarezza. E
la determinazione forse è, in un giorno di nebbia, quando non ci si
vede a distanza di due metri, continuare ad avanzare … “Semplicemente
essere lì”, “semplicemente andare un pochino meglio senza farmi carico
del desiderio che mi impedisce di essere quello che sono”. Sono
determinato a diventare ciò che sono con infinita pazienza.
A. Jollien, Abbandonarsi alla vita