Analisi cliniche gratis agli amici
Nell'ospedale di Ostia 141 indagati
Nel paese dei furbetti un canale preferenziale c'è anche in ospedale. Per fare un esame medico o una semplice analisi del sangue, senza passare in cassa, basta essere amico o parente di qualcuno, anche dell'ultimo infermiere. È lo spaccato che emerge dalla maxi inchiesta della procura capitolina sull'ospedale Grassi di Ostia, struttura con un bacino di utenza di almeno 200mila persone e 56mila accessi quotidiani in pronto soccorso. Al Grassi, fino al novembre del 2017, è stato possibile prenotare ed eseguire analisi ed esami completamente gratis. Senza fare file o prenotarsi. Era necessario solo avere la giusta entratura. I dati diffusi dalla Guardia di Finanza di Ostia, che ha compiuto l'indagine, parlano chiaro. Sono 141 le persone finite sotto inchiesta, per la maggior parte infermieri. Per 83 di questi, fra cui un ematologo, la procura ha chiuso l'indagine e contestato il reato di truffa aggravata. Per i restanti, altri infermieri, paramedici e qualche altro medico, gli accertamenti proseguono. Sono 523, invece, le persone che hanno beneficiato della corsia preferenziale in barba a chi doveva prenotarsi al Cup e attendere il proprio turno per mesi. A scorrere la lista ci sono gli amici e i parenti degli indagati ma non mancano cognomi conosciuti ad Ostia, una Spada e una Di Silvio, come gli esponenti del clan di Ostia Nuova.
Ma come riuscivano a raggirare il sistema? I camici bianchi entravano con la propria password all'interno del sistema e facevano figurare il proprio amico come ricoverato. Un escamotage per scalare le liste e prenotare direttamente le analisi o gli esami. Allo stesso tempo accompagnavano il raccomandato al laboratorio o in reparto affinché un collega compiacente si prestasse ad eseguirli. Quindi, appena i risultati erano pronti, loro stessi li ritiravano. Un gioco da ragazzi che permetteva di non pagare il ticket sanitario. Piccole cifre, tra l'altro. Dai 15 ai 160 euro. Che però sommate per oltre 500 beneficiari sono arrivate ad una cifra di oltre 30mila euro. La notizia, tra l'altro, non è stata presa affatto bene in Regione: «In caso di rinvio a giudizio ci costituiremo parte civile e i responsabili dovranno risarcire fino all'ultimo euro», dice l'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato. Ma anche in ospedale, ieri, non tirava una bella aria fra i corridoi. «Non mi stupisce per niente quello che è successo», ha sussurrato una dottoressa in fila alla macchinetta automatica del caffè. «Lei è giornalista? Bene, che si sappia che questo caso è solo la punta dell'iceberg». La confidente anonima non ha fatto mistero delle falle del sistema del Grassi. Anche se dal luglio del 2018 l'Asl Roma 3 ha inserito un sistema che cambia le password ogni quindici giorni: «Prenotare analisi gratis è comunque facilissimo. Succede spesso che qualcuno, ad esempio un caposala, apra il sistema con la propria password e lo lasci aperto. Magari per un'emergenza. Qualunque infermiere può approfittarsi e fissare analisi. Succede anche con i ricoveri: sul sistema figura un ricoverato ma poi scopri che in quel posto letto c'è un altro».
Salvatore Giuffrida, Francesco Salvatore
(la Repubblica 22 febbraio)
Nell'ospedale di Ostia 141 indagati
Nel paese dei furbetti un canale preferenziale c'è anche in ospedale. Per fare un esame medico o una semplice analisi del sangue, senza passare in cassa, basta essere amico o parente di qualcuno, anche dell'ultimo infermiere. È lo spaccato che emerge dalla maxi inchiesta della procura capitolina sull'ospedale Grassi di Ostia, struttura con un bacino di utenza di almeno 200mila persone e 56mila accessi quotidiani in pronto soccorso. Al Grassi, fino al novembre del 2017, è stato possibile prenotare ed eseguire analisi ed esami completamente gratis. Senza fare file o prenotarsi. Era necessario solo avere la giusta entratura. I dati diffusi dalla Guardia di Finanza di Ostia, che ha compiuto l'indagine, parlano chiaro. Sono 141 le persone finite sotto inchiesta, per la maggior parte infermieri. Per 83 di questi, fra cui un ematologo, la procura ha chiuso l'indagine e contestato il reato di truffa aggravata. Per i restanti, altri infermieri, paramedici e qualche altro medico, gli accertamenti proseguono. Sono 523, invece, le persone che hanno beneficiato della corsia preferenziale in barba a chi doveva prenotarsi al Cup e attendere il proprio turno per mesi. A scorrere la lista ci sono gli amici e i parenti degli indagati ma non mancano cognomi conosciuti ad Ostia, una Spada e una Di Silvio, come gli esponenti del clan di Ostia Nuova.
Ma come riuscivano a raggirare il sistema? I camici bianchi entravano con la propria password all'interno del sistema e facevano figurare il proprio amico come ricoverato. Un escamotage per scalare le liste e prenotare direttamente le analisi o gli esami. Allo stesso tempo accompagnavano il raccomandato al laboratorio o in reparto affinché un collega compiacente si prestasse ad eseguirli. Quindi, appena i risultati erano pronti, loro stessi li ritiravano. Un gioco da ragazzi che permetteva di non pagare il ticket sanitario. Piccole cifre, tra l'altro. Dai 15 ai 160 euro. Che però sommate per oltre 500 beneficiari sono arrivate ad una cifra di oltre 30mila euro. La notizia, tra l'altro, non è stata presa affatto bene in Regione: «In caso di rinvio a giudizio ci costituiremo parte civile e i responsabili dovranno risarcire fino all'ultimo euro», dice l'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato. Ma anche in ospedale, ieri, non tirava una bella aria fra i corridoi. «Non mi stupisce per niente quello che è successo», ha sussurrato una dottoressa in fila alla macchinetta automatica del caffè. «Lei è giornalista? Bene, che si sappia che questo caso è solo la punta dell'iceberg». La confidente anonima non ha fatto mistero delle falle del sistema del Grassi. Anche se dal luglio del 2018 l'Asl Roma 3 ha inserito un sistema che cambia le password ogni quindici giorni: «Prenotare analisi gratis è comunque facilissimo. Succede spesso che qualcuno, ad esempio un caposala, apra il sistema con la propria password e lo lasci aperto. Magari per un'emergenza. Qualunque infermiere può approfittarsi e fissare analisi. Succede anche con i ricoveri: sul sistema figura un ricoverato ma poi scopri che in quel posto letto c'è un altro».
Salvatore Giuffrida, Francesco Salvatore
(la Repubblica 22 febbraio)